Nei prossimi anni con l’avvento del 5G, nuovo standard di comunicazione mobile, ci sarà una rivoluzione nel nostro modo di comunicare. Non mancano le preoccupazioni per le ripercussioni delle nuove tecnologie sulla salute
Nei prossimi anni con l’avvento del 5G, nuovo standard di comunicazione mobile, vi sarà una rivoluzione nel nostro modo di comunicare. La modifica tecnologica permetterà nuovi servizi e lo sviluppo dell’industria 4.0. Alla comunicazione tra le persone si affiancherà in maniera sempre più integrata la comunicazione tra gli oggetti e tra oggetti e persone, aumentando in modo esponenziale la circolazione dei Big Data e il cosiddetto “internet delle cose“.
Con il termine 5G (acronimo di 5th (Fifth) Generation) si indicano le tecnologie e gli standard di quinta generazione, che permettono prestazioni e velocità superiori a quelli della tecnologia 4G/IMT-Advanced.
L’avvento del 5G interessa contemporaneamente la libertà di iniziativa economica e la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, tra cui la salute e la tutela del paesaggio urbano.
I blocchi di frequenze
La rete di telefonia mobile è oggetto di assegnazione di frequenza e di tecnologia regolate dal Ministero dello Sviluppo Economico. L’asta per assegnare i blocchi di frequenze 5G in Italia si è tenuta tra il 13 settembre e il 2 ottobre 2018: hanno partecipato 7 società, ossia Vodafone, TIM, Iliad, Wind Tre, Fastweb, Open Fiber e Linkem, ma queste ultime due non si sono aggiudicate alcun lotto.
I blocchi messi all’asta dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) sono stati suddivisi in base alla frequenza: 5 lotti per la banda 700 MHz FDD, 4 lotti per la banda 3.700 MHz e 5 lotti per la banda 26 GHz.
I blocchi della banda 700 MHz, considerati i più “ghiotti” per la maggior penetrazione (ideale per l’Internet of Things) sono stati vinti da Vodafone, TIM e Iliad. Quest’ultima, ha ottenuto il blocco da 10 MHZ che le era stato riservato con la delibera 231/18/CONS di AGCOM, in quanto nuovo operatore nel mercato italiano.
Pericolo elettrosmog?
Con l’avvento di questa nuova tecnologia di radiocomunicazione si sono sollevate giuste preoccupazioni sui pericoli per la salute causati dall’elettrosmog. A tale riguardo, vi è da evidenziare che i limiti/valori di attenzione nel nostro paese sono più severi rispetto all’Unione Europea che ha previsto un valore di attenzione compreso tra i 41 V/m e 61 V/metro in relazione alle frequenze utilizzate.
In merito agli impatti del 5G sulla salute dei cittadini vi sono elementi contrastanti. Alcuni elementi rassicuranti nella bibliografia sono riassunti nel rapporto ISTSAN 19/11 dell’Istituto Superiore di Sanità, uscito nel luglio 2019, che comunque raccomanda l’esecuzione di ulteriori studi e approfondimenti. Alcuni studi, con espresso riferimento al recente studio epidemiologico dell’Istituto Ramazzini, mostrano problematiche sanitarie all’esposizione (esposizione continuativa) a valori di campo elettrico molto superiori a quanto previsto attualmente in Italia, pari a 50 V/m; l’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection), che svolge un continuo lavoro di analisi degli studi scientifici svolti dai diversi laboratori per sintetizzare nella normativa gli effetti dell’esposizione ai campi elettromagnetici – pur non ritenendo sufficienti le conclusioni dello studio proposto dall’Istituto Ramazzini – ha invitato l’istituto a proseguire nella ricerca.
Vi sono notizie a mezzo stampa che ipotizzano proposte di innalzamento dei limiti, presso i ministeri competenti, motivati dalla necessità di agevolare l’implementazione dei servizi di connessione mobile per i gestori autorizzati.
Davanti a questo quadro, dove gli studi sulle frequenze della tecnologia 5G non sono ancora approfonditi e completi e dove il mondo scientifico è sollecitato da diversi organismi nazionali e internazionali ad approfondire gli aspetti dell’esposizione a lungo termine e sulle popolazioni dell’infanzia, appare quanto mai inopportuno – in mancanza di conoscenze approfondite e in una situazione scientificamente controversa – eseguire l’innalzamento dei limiti di legge (valori di attenzione e limiti di esposizione) verso limiti ed esposizioni maggiori.
Il principio di precauzione
E’ vero che ciò potrebbe rappresentare un ostacolo allo sviluppo del 5G, tuttavia nella situazione scientifica attuale è ragionevole (oltre che di buon senso) applicare il principio di precauzione; è auspicabile, quindi, da una parte, che i ministeri competenti non eseguano alcun innalzamento dei limiti di legge a tutela dell’interesse pubblico e della tutela della salute pubblica, dall’altra, investano maggiormente negli studi scientifici legati a questo tema.
Ciò non significa e non deve significare essere contro le nuove tecnologie, utili anche per lo sviluppo economico del nostro paese, non significa dire no al 5G ma neppure si sic et simpliceter.
Un approccio doverosamente precauzionale, invece, significa dire 5 G sì con calma, dopo i necessari approfondimenti accogliendo le istanze di molti comitati e consumatori, giustamente preoccupanti dalle notizie discordanti in materia sui possibili effetti per la salute. Non è allarmismo, ma difronte ad un sospetto di possibili pericoli per l’uomo quello che le Istituzioni dovrebbero fare è sospendere momentaneamente l’implementazione di questa tecnologia e fare studi adeguati per cautelarci affinché tutta la popolazione non venga esposta a radiofrequenze invasive senza alcun tipo di tutela.