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ORARI NEGOZI: “19,5 MLN COMPRANO LA DOMENICA”

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Gli stili di vita sono cambiati, i consumi anche, e con essi la gestione del tempo. Ci sono 19 milioni e mezzo di persone che fanno acquisti di domenica, 12 milioni solo nella grande distribuzione. Il cambiamento delle abitudini fa sì che le famiglie abbiano la libertà di decidere come trascorrere il tempo libero nel fine settimana, e se vogliono, possano fare acquisti nei negozi aperti.  Questi alcuni dei temi messi sul piatto da Federdistribuzione, che interviene sulla questione degli orari nei negozi chiedendo “una soluzione nazionale” che consideri tutti gli elementi in gioco.

 

Sostiene la sigla che riunisce le aziende della distribuzione moderna: “Siamo da sempre favorevoli alle aperture domenicali e festive perché riteniamo siano un vero servizio per i cittadini, che ne avrebbero un danno se si dovesse tornare indietro dopo oltre 6 anni di liberalizzazione (19,5 milioni di persone acquistano la domenica, 12 milioni nella sola Distribuzione Moderna Organizzata). Inoltre, introducendo delle limitazioni, si favorirebbe il commercio on line, una vetrina sempre aperta e che già gode di meno vincoli su promozioni e sottocosto; si indebolirebbe la dinamica dei consumi; si avrebbero impatti sui livelli occupazionali; si frenerebbero gli investimenti delle imprese”. Proposta: “Auspichiamo che si possa instaurare un sereno confronto per arrivare ad una soluzione nazionale nella quale siano considerati tutti gli elementi in discussione”.

Il tema riguarda gli orari dei negozi e la prospettiva di superare la liberalizzazione degli orari di apertura entrata in vigore col decreto Salva Italia del 2011. Il dibattito è ripartito, perché una proposta di legge in Parlamento presentata dal penta stellato Davide Crippa, sottosegretario allo Sviluppo economico, prevede la fine della liberalizzazione degli orari dei negozi e il ritorno a una serie di vincoli per le aperture festive e domenicali. La proposta prevede in sintesi l’apertura per ogni Comune di non più del 25% di negozi per settore merceologico; un tetto massimo di 12 aperture festive per ogni negozio, la turnazione stabilita a livello comunale, il ritorno della competenza legislativa e regolamentare alle regioni e agli enti locali. Si manterrebbe una liberalizzazione completa solo per i Comuni turistici. E il provvedimento si applicherebbe anche all’online con la previsione di lavorare gli ordini nei giorni lavorativi.

Arrivata in un contesto di crisi economica, spiega Federdistribuzione, la liberalizzazione ha portato un maggior numero di giorni e ore lavorate e l’erogazione di oltre 400 milioni di maggiori stipendi. E ha portato sostegno ai consumi che sarebbero scesi più di quanto si è verificato. “Le nostre stime – dice Federdistribuzione – definiscono un supporto alla dinamica dei consumi pari al +2% per i beni non alimentari e al +1% per quelli alimentari”. A sei anni dal Salva Italia, il bilancio diffuso dalla sigla dice che 19,5 milioni di persone compra la domenica (il 75% di chi è responsabile degli acquisti in famiglia) e per il 58% dei cittadini (15 milioni) l’acquisto domenicale è diventata un’abitudine consolidata. Nella Distribuzione Moderna Organizzata (DMO) sono 12 milioni i consumatori che comprano ogni domenica.

Dove i punti vendita sono aperti 7 giorni, al domenica è il secondo giorno per fatturato (quasi il  15% del settimanale). Il commercio è sicuramente cambiato ed è diventato più complesso per la crescita dell’e-commerce, non legato a vincoli commerciali, promozionali e sottocosto. E “le aperture domenicali e festive – sostiene Federdistribuzione – appaiono coerenti con il mutare degli stili di vita e di acquisto delle famiglie, che chiedono più opportunità e alternative per impegnare il proprio tempo libero, potendo scegliere, anche nell’intero week end, se andare al cinema, a teatro, in un museo, al ristorante o a fare acquisti nei negozi aperti”. Per la sigla, dunque, tornare indietro rispetto alla situazione attuale implicherebbe un peggioramento del servizio offerto, un vantaggio per l’e-commerce, una diminuzione delle vendite, un calo dei consumi e un impatto sull’occupazione. “Riteniamo fondamentale – conclude Federdistribuzione – avviare un serio confronto tra i soggetti coinvolti sul tema degli orari per arrivare ad una soluzione nazionale nella quale siano considerati tutti gli elementi in discussione”.