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MASCHERINE CHIRURGICHE MONOUSO, DOVE SI TROVANO E QUANTO COSTANO

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La 1° indagine nazionale sulle mascherine chirurgiche monouso ne rileva la presenza in due farmacie su 3. I dati dell’Osservatorio IRCAF

Elena Leoparco

L’obbligo di portare le mascherine, già presente in alcune regioni e che a breve sarà esteso su tutto il territorio nazionale,  richiederà la disponibilità di almeno 40 milioni di mascherine chirurgiche al giorno, come prevede un recente studio del Politecnico di Torino. Inoltre occorreranno  i guanti, i termo scanner per la ripresa in sicurezza sui luoghi di lavoro, e i prodotti igienizzanti di protezione individuale.

Soddisfare la richiesta non sarà facile ed esiste pertanto  il forte rischio del permanere di comportamenti speculativi che potranno pesare sui bilanci delle famiglie e dell’economia nazionale.

 

Reperibilità delle mascherine chirurgiche monouso

Dall’ Indagine nazionale realizzata a campione dall’IRCAF (Istituto Ricerche Consumo Ambeinte e Formazione) sulle farmacie, all’indomani dell’Ordinanza del Commissario Arcuri del 26 aprile emerge che solo il 67% delle farmacie hanno in vendita le mascherine chirurgiche monouso. Si registrano punte del 100% a Bolzano, del 87% a Torino e Ancona, del 85% a Potenza, del 79% Milano, 76% Firenze  e 75% a Catanzaro.  Mentre Bologna, Cagliari, Aosta, Napoli, Venezia e  Roma sono in linea con il dato medio nazionale, criticità vengono registrate a Bari (sono presenti solo in una farmacia su due) ed a Palermo, dove sono presenti nel 42% delle realtà contattate.

Prezzi  mascherine chirurgiche monouso

Per quanto riguarda il prezzo medio delle mascherine chirurgiche usa e getta registrato nel corso della rilevazione, esso risulta di  1,59 euro cadauna, con forti differenze tra le diverse città: Torino 2,22 euro, Aquila 2,01, Venezia 1,99, Aosta 1,95;  all’opposto registriamo i costi più contenuti a Trieste con 0,59 cent di euro, 1 euro a Campobasso, 1,14 a Napoli, 1,17 a Firenze , 1,48 a Palermo, 1,50 a Perugia e Genova, 1,51 a Bologna e 1,52 ad Ancona.

Con l’applicazione dell’ordinanza del Governo che prevede anche l’azzeramento dell’IVA nei prossimi giorni le famiglie potranno risparmiare 1,10 di euro per ogni mascherina chirurgica acquistata.

Considerando una famiglia media di tre persone (due che lavorano e uno che   studia) con un utilizzo di 5 mascherine chirurgiche al giorno  la spesa media si potrà attestare sui 2,5 euro al giorno, mentre prima di questi provvedimenti mediamente avrebbe sostenuto una spesa di  7.90  euro giornalieri.

Mascherine lavabili, Ffp2 ef Ffp3

La presenza di mascherine chirurgiche lavabili con tipologie è stata rilevata nel 30% delle farmacie contattate per l’indagine. Molto eterogenee nelle caratteristiche del prodotto” e con un prezzo medio nazionale di 5,01 euro.

Altro dato importante è la presenza nel 68% delle farmacie di mascherine filtranti senza valvola FFP2, segno di una domanda crescente fra i cittadini, con un “costo medio nazionale che si attesta a 7,58 euro cadauna”.  Il prezzo più basso risulta a Napoli con 5,55 euro, segue Aosta con 5,85 euro, Cagliari 5,90, Potenza 6,13, Firenze 6,99, Bologna 7,03;  all’opposto il prezzo più elevato lo si riscontra a Bari con 9,82 euro, segue Torino con 9,14 euro, Milano 8,24, Palermo 8,21.  La forbice fra il costo più contenuto e quello più elevato si attesta al +56%.

Raramente offerte le mascherine filtranti FFP3, utilizzate prevalentemente dagli operatori sanitari. Il loro costo si attesta mediamente su 10,56 euro cadauna.

Costi medi mascherine Ffp2. Fonte: IRCAF

Le proposte di IRCAF

“Al fine di prevenire comportamenti fraudolenti a scapito di cittadini ed imprese”, sottolinea l’Istituto, “riteniamo essenziali un monitoraggio continuo e controlli della G.d.F e Polizia Municipale dei siti on line e delle vendite al dettaglio dei  diversi prodotti di protezione in sinergia e collaborazione con le associazioni dei consumatori.

Fondamentale risulterà inoltre effettuare controlli serrati da parte della Agenzia delle Dogane e Monopoli per i prodotti di importazione .

Sarebbe infine auspicabile, stante l’onere che graverà sulle famiglie che tali costi possano diventare detraibili ai fini fiscali”.