Cos’è il diritto di recesso nell’e-commerce, com’è disciplinato, quali sono i termini e le modalità per esercitarlo e quali i casi in cui non è consentito
Cos’è il diritto di recesso nell’e-commerce
Il diritto di recesso nell’e-commerce permette al consumatore di avere un ripensamento e di sciogliere unilateralmente il contratto di acquisto di un bene o un servizio concluso a distanza con il venditore o il professionista che fornisce servizi on-line.
Cos’è l’e-commerce per il diritto
Prima di entrare nel vivo dell’argomento è necessario però chiarire che cos’è l’e-commerce per la legge. Dal punto di vista giuridico il commercio elettronico infatti comprende tutte quelle operazioni, che si effettuano per via elettronica, relative ad attività commerciali e non solo.
Nell’e-commerce in particolare, la vendita del prodotto o del servizio si realizza mediante una piattaforma web su cui il professionista espone la sua merce o i suoi servizi, caricando il relativo catalogo, per dare la possibilità al consumatore di consultalo, scegliere ciò che gli serve e inviare il suo ordine.
Disciplina del recesso nell’e-commerce
Dal punto di vista normativo il diritto di recesso nell’e-commerce è disciplinato dall’art. 52 e seguenti del Codice del Consumo, dlgs. n. 206/2005, perché l’accordo concluso tra l’acquirente consumatore e il venditore titolare del sito di e-commerce rientra tra i contratti a distanza contemplati proprio dall’art. 52, che si occupa di definire il termine entro cui il diritto di recesso può essere esercitato.
Termini di esercizio del recesso nell’e-commerce
Come appena detto l’art. 52 stabilisce soprattutto i termini entro cui si può esercitare il diritto di recesso. Decorrenza che varia in base al tipo di contratto e di beni acquistati.
La regola generale prevede che il recesso nell’e-commerce è possibile esercitare il diritto al ripensamento nel termine di 14 giorni, senza penalità e senza il bisogno di dare spiegazioni sui motivi.
Termine di 14 giorni che decorre, salvo eccezioni:
– dal giorno di conclusione del contratto, se l’accordo riguarda una prestazione di servizi;
– dal giorno in cui il consumatore o un terzo, escluso il vettore e il soggetto designato dal consumatore, acquista fisicamente il possesso dell’ultimo bene (ossia l’ultimo lotto o pezzo di un acquisto costituito da pezzi o lotti multipli o il primo bene di un contratto che prevede la consegna periodica di prodotti).
Decorrenza recesso in caso di mancata informazione
I termini di decorrenza suddetti non valgono però se il venditore non ha adempiuto all’obbligo dell’informativa sul diritto di recesso nei confronti del consumatore.
In questo caso il termine di recesso per il consumatore scade:
– dopo 12 mesi e 14 giorni dal ricevimento dei prodotti, se si tratta di beni;
– dopo 12 mesi e 14 giorni dal giorno della conclusione del contratto, in caso di servizi.
Come si esercita il diritto di recesso
Per esercitare correttamente il diritto di recesso nei contratti a distanza l’acquirente, prima della scadenza del periodo previsto per il recesso, deve informare la controparte che ha intenzione di recedere. Per farlo il consumatore può:
– utilizzare il modulo tipo di recesso contenuto nell’allegato I del Codice del Consumo parte B, che gli può anche essere offerto dal venditore;
– inoltrare una dichiarazione esplicita della decisione di recedere dal contratto;
– utilizzare il modulo di recesso presente sul sito e-commerce, con l’obbligo da parte di quest’ultimo di confermare il ricevimento del recesso esercitato, su supporto durevole, comunicandolo al consumatore.
Casi di esclusione del diritto di recesso nell’e-commerce
Il diritto di recesso contemplato dal Codice del Consumo consente un ampio esercizio del diritto di recesso, che tuttavia non può essere esercitato sempre e comunque. L’art 59 del Codice del Consumo infatti prevede ipotesi specifiche di esclusione del diritto recesso, che riguardano:
– i prodotti personalizzati e/o confezionati su misura;
– i prodotti sigillati e poi aperti, che non sono oggetto di restituzione per ragioni di sicurezza e igiene;
– i prodotti soggetti a deterioramento;
– le bevande alcoliche;
– i prodotti che sono mescolati con altri in modo inscindibile e per loro specifica natura;
– i software informatici e le registrazioni audio/video, sigillati e aperti dopo la consegna;
– i giornali e le riviste a carattere periodico (esclusi i contratti in abbonamento);
– i servizi di manutenzione o riparazione per i quali il consumatore ha richiesto una visita specifica del professionista.
Si tratta di ipotesi tassative per le quali il venditore, se ha indicato l’esclusione del diritto di recesso nelle condizioni generali del contratto, può rifiutarsi di rimborsare il prezzo di vendita e negare la restituzione dei beni.