Gli italiani sono sempre più mobile-dipendenti. Vivono insieme allo smartphone e nel futuro lo useranno ancora di più. Uno su tre ha intenzione di cambiare operatore. L’indagine di italiani.coop sul protagonista delle relazioni interpersonali
Cinque ore al giorno con lo smartphone in mano. Come se ogni tre minuti, uno venisse dedicato a compulsare questo strumento ormai diventato parte inscindibile della vita personale, familiare e lavorativa.
Gli italiani sono sempre più dipendenti dal mobile e pensano che lo useranno ancor di più in futuro. Seguono una comunicazione asincrona, fanno chiamate vocali, mandano messaggi, audio e video. Il loro comportamento verso lo smartphone varia dall’uso che ne fanno gli smartholic (i dipendenti dallo smartphone: ci stanno sopra 6 ore al giorno) a quello dei flight-mode (molto più sobri: usano il telefono per 3 ore e 40 minuti) passando per tutta una serie di tipologie intermedie.
Sono i risultati del sondaggio Gli italiani e lo smartphone fatto da italiani.coop su un campione di mille persone maggiorenni per indagare il rapporto fra i connazionali, la comunicazione mobile e lo smartphone. In sintesi: gli italiani sono sempre più mobile-dipendenti e sempre meno fedeli all’operatore telefonico, tanto che uno su tre intende cambiarlo nei prossimi sei mesi.
Cinque ore al giorno con lo smartphone
Si vive insieme allo smartphone e sullo smartphone.
«Ogni giorno trascorriamo in media 5 ore usando il nostro telefono cellulare – dice l’indagine della Coop, presentata oggi a Milano – Come se ogni 3 minuti utilizzassimo lo smartphone per almeno un altro minuto, certo l’età è una delle variabili che più incide sull’uso. Mezz’ora in media in più per gli uomini che per le donne, più i 18-35enni che tutti gli altri (6 ore per esempio contro le 3,10 dei 56-65enni)».
Lo smartphone del futuro
Lo smartphone sarà protagonista anche del domani. La maggior parte degli italiani (il 95%) è convinta che fra dieci anni lo userà ancora di più. E ritiene che lo smarphone sarà più leggero e flessibile: l’84% pensa che lo schermo sarà più grande, il 93% che il telefono peserà meno, l’89% che sarà più flessibile. Il 48% ritiene che sarà senza tastiera.
Un 5% di “visionari” pensa invece che non userà con regolarità uno smartphone perché sarà sostituito da dispositivi intelligenti e interconnessi, come oggetti d’uso quotidiano con schermi incorporati, dispositivi per la realtà virtuale e aumentata, robot dotati di intelligenza artificiale. Il 2% di questa minoranza pensa addirittura a chip sottocutanei.
La comunicazione diventerà più sincopata e asincrona e aumenterà l’uso delle chiamate vocali e ancor più di messaggi, di testo così come audio e video. Un telefono dunque omnipresente nella vita, anche se a tanta persistenza corrispondono usi diversi. Se il 100% degli intervistati dichiara di utilizzarlo oggi per telefonare, più di 9 su 10 utilizzano quotidianamente messaggi di testo (98%) o vocali (94%) su applicazione come Whatsapp o Telegram; gli sms retrocedono lentamente (91%), quasi raggiunti da videochiamate e videomessaggi (rispettivamente 80% e 72%).
Come si usa: dai dipendenti del cellulare ai “Mama’s & Lovers”
Lo smartphone è ubiquo e diffuso ma i profili d’uso e comportamento degli italiani sono diversi. Ci sono insomma differenti modalità di utilizzo che l’indagine ha descritto facendo riferimento a una serie di dati, quali il numero di persone contattate in 24 ore, quanti contatti ci sono nella rubrica, il numero di telefonate e messaggi, le ore trascorse con lo smartphone. Ne è uscita una classificazione degli italiani in cinque profili più dettagliati.
«Con 22 chiamate nelle ultime 24 ore e tra 100 e 200 altre interazioni di testo audio e video con altre persone, l’11% degli italiani sono veri e propri “Smart-holic” – spiega l’indagine – Invece i “Mama’s & Lovers” (23%) concentrano un numero di poco più basso di chiamate (17%) e un numero uguale di interazioni in relazioni personali e familiari molto intense. All’opposto più di un italiano su quattro (i “Flight mode” sono il 27% del campione) ha un rapporto distaccato con il telefono: lo utilizza molto di meno della media (3h e 40 min) e ed effettua un minor numero di telefonate e interazioni (rispettivamente 7 e non più di 50). Il “Silent mode” (13%) sono invece quegli italiani che pur utilizzando abbastanza il telefono hanno una limitata comunicazione vocale, preferendo le altre interazioni non vocali. Completano il quadro i “Well bilance” gli italiani che hanno una equilibrata “dieta” di relazioni mobile».
La media di tutto questo dice allora che gli italiani trascorrono 5 ore con lo smartphone e che nell’arco delle 24 ore fanno 12 telefonate, 4 videochiamate, mandano 61 instant messaging di testo e 16 vocali, fanno 4 videomessaggi e 7 sms. Hanno una rubrica che oscilla dai 50 ai 100 contatti. Il 35% dichiara che resisterebbe per più di sei ore senza smartphone.
La prima telefonata alla famiglia. Uno su quattro vittima di stalking telefonico
«Per tutti comunque tra i destinatari delle chiamate è indiscutibile il primato della famiglia; è a questa (sia essa originaria o acquisita) che viene indirizzata la prima telefonata del mattino. Ci sono però – prosegue l’indagine – anche le chiamate che non si vorrebbe ricevere: un italiano su 4 dichiara infatti di essere stato vittima di stalking telefonico (27%) almeno una volta, una percentuale che cresce tra donne e giovani e nel Mezzogiorno (rispettivamente 32%, 36% per gli under 35 e 32% al sud)».
L’utente è mobile e infedele: cambia più spesso operatore e telefono. Anche se ci sono delle differenze. Per i giovani under 35 anni il cellulare ha una vita media di 2 anni e 3 mesi, mentre per i 55-65enni di 3 anni. In realtà, sebbene il 57% degli intervistati assegni una valutazione positiva al proprio service provider, un italiano su 3 pensa comunque di cambiarlo (il dato è più alto per i big player e più basso invece per i piccoli operatori). Più infedeli di tutti donne e giovani. A fare la differenza in primo luogo il prezzo, ma incidono anche la voglia di sperimentare nuovi servizi e le difficoltà di copertura di rete.
Tra i motivi delle valutazioni negative soprattutto i servizi di customer care. Un italiano su 5 assegna infatti un’insufficienza al sistema di call center del proprio operatore; è questo il servizio più criticato dagli utenti benché sia il secondo canale utilizzato per chiedere informazioni dopo aver cercato online. Tra gli aspetti maggiormente critici l’insistenza con cui occorre richiamare per la stessa problematica (la denuncia il 20% del campione), l’eccessiva attesa e l’impossibilità di parlare con un operatore.
CoopVoce, come si cambia
La presentazione dell’indagine è stata occasione anche per lanciare le novità di CoopVoce e seguire l’evoluzione dell’operatore mobile virtuale. A 12 anni dall’esordio, Coop investirà oltre 60 milioni di euro per dotarsi di un’infrastruttura tecnologica indipendente che permetterà una gestione in autonomia del servizio e dell’offerta di telefonia CoopVoce, pur mantenendo la copertura mobile di Tim.
L’operazione, è stato annunciato oggi, comporta un investimento complessivo nei prossimi anni di oltre 60 milioni e porta con sé la necessità di sostituire le attuali Sim con nuove Sim emesse direttamente da CoopVoce. Si tratta di un’operazione complessa che partirà dal mese di febbraio 2020 in oltre 900 punti vendita della rete e sarà supportata da una campagna di comunicazione il cui primo step è il logo rinnovato.