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ECOMAFIA 2019, LEGAMBIENTE: BUSINESS DA 16,6 MILIARDI

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Sabrina Bergamini

L’ecomafia è un business da 16,6 miliardi di euro. In crescita. Si contano più di tre reati l’ora contro l’ambiente. Quasi 22 al giorno nel ciclo illegale dei rifiuti. 20 al giorno i delitti contro gli animali. Oltre cento al giorno nell’agroalimentare. È il bollettino di guerra che viene dal rapporto Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, presentato oggi da Legambiente.

 

«Nella Penisola – denuncia l’associazione ambientalista – continua l’attacco di ecocriminali ed ecomafiosi nei confronti dell’ambiente: ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, filiera agroalimentare e racket degli animali sono nel 2018 i settori prediletti dalla mano criminale che continua a fare super affari d’oro».

Il quadro generale fotografato dal rapporto dice che nel 2018 diminuisce di poco il bilancio complessivo dei reati contro l’ambiente, che passano da oltre 30 mila del 2017 ai 28.137 reati (più di 3,2 ogni ora) accertati, soprattutto a causa della netta flessione, degli incendi boschivi (-67% nel 2018) e in parte alla riduzione dei furti di beni culturali (-6,3%). In calo le persone denunciate e i sequestri.

Ma il giro di denaro che si muove con le ecomafie continua a crescere. L’aggressione alle risorse ambientali si traduce in un giro d’affari che ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro2,5 in più rispetto all’anno precedente. Sono 368 clan i censiti da Legambiente e attivi in tutta Italia.

Aumentano gli illeciti legati al ciclo illegale dei rifiuti – sono poco meno di 8 mila, quasi 22 al giorno. E si impenna cemento selvaggio, con 6.578 infrazioni e una crescita del +68% (contro i 3.908 reati del 2017). Questo aumento, spiega Legambiente, si spiega col fatto che in questa edizione del rapporto rientrano per la prima volta nel conteggio anche le infrazioni verbalizzate dal Comando carabinieri per la tutela del lavoro, in materia di sicurezza, abusivismo, caporalato nei cantieri e indebita percezione di erogazioni ai danni dello stato, guadagni ottenuti grazie a false attestazioni o missione di informazioni alla Pubblica amministrazione.

Vanno su anche le illegalità nel settore agroalimentare. Sono ben 44.795, quasi 123 al giorno, le infrazioni ai danni del Made in Italy (contro le 37mila del 2017) e il fatturato illegale tocca i 1,4 miliardi (con un aumento del 35,6% rispetto all’anno). Aumentano anche i delitti contro animali e fauna selvatica. Se ne contano circa 20 al giorno, con 7291 reati in tutto.

Il rapporto evidenzia anche un altro dato: la legge 68/2015 sugli ecoreati funziona. E sta dando, dice Legambiente, «un contributo fondamentale nella lotta agli ecocriminali», con più di mille contestazioni solo nello scorso anno e un trend in costante crescita (+ 129%). Nel 2018 la legge sugli ecoreati è stata applicata dalle forze dell’ordine per 1.108 volte, più di tre al giorno.

«La fattispecie dell’inquinamento ambientale è quella più applicata: 218 contestazioni, con una crescita del 55,7% rispetto all’anno precedente – dice Legambiente – Aumentano anche i casi di disastro ambientale applicato in 88 casi (più che triplicati rispetto all’anno precedente). Completano il quadro le 86 contestazioni per il delitto di traffico organizzato di rifiuti, i 15 casi di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, i 6 delitti colposi contro l’ambiente, i 6 di impedimento al controllo e i 2 di omessa bonifica».

In Campania, Calabria, Puglia e Sicilia si concentrano quasi il 45% delle infrazioni. Le province col numero più alto di illeciti sono Napoli (1.360), poi Roma (1.037), Bari (711), Palermo (671) e Avellino (667).

Quali le proposte dell’associazione? Formare tutti gli operatori, dai magistrati alle forze dell’ordine, sulla legge ecoreati. Semplificare l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive. Riconoscere diritti propri agli animali inserendo in Costituzione la loro tutela e approvato il ddl sui delitti contro flora e fauna protette. E sul versante agroalimentare, ripresentare la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari per introdurre una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato.