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DISINFORMAZIONE SUL CORONAVIRUS, L’EUROPA PRESENTA LA SUA STRATEGIA

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Ondate di disinformazione sul coronavirus hanno colpito l’Europa durante la pandemia, denuncia la Commissione

Sabrina Bergamini

Informazioni sanitarie ingannevoli e fuorvianti, affermazioni false e pericolose, teorie della cospirazione, frodi ai consumatori. Ondate di disinformazione sul coronavirus hanno colpito l’Europa durante la pandemia. E intervenire non è certo semplice perché spesso sono labili i confini fra un contenuto volontariamente ingannevole e un’informazione cattiva perché incompleta, inesatta, ma pur sempre involontaria.

La Commissione europea ha pubblicato ieri una comunicazione per valutare le iniziative volte a lottare contro la disinformazione sul coronavirus e proporre la strada da seguire.

La strategia della Commissione europea richiede comprensione della disinformazione, comunicazione con i cittadini e cooperazione a tutti i livelli, lavoro comune con le piattaforme, assicurazione della libertà di espressione e del dibattito democratico, maggiori competenze ai cittadini.

 

Ha detto l’Alto Rappresentante e Vicepresidente Josep Borrell: «La disinformazione ai tempi del coronavirus può uccidere. Abbiamo il dovere di proteggere i nostri cittadini rendendoli consapevoli della diffusione di informazioni false e denunciando i responsabili di tali pratiche».

Un’ondata di disinformazione sul coronavirus

La pandemia di coronavirus, denuncia la Commissione, è stata accompagnata da un’ondata massiccia di informazioni false o fuorvianti, compresi tentativi da parte di soggetti stranieri di influenzare i cittadini e il dibattito pubblico. La comunicazione congiunta analizza la risposta immediata e propone l’azione da avviare. La crisi diventa anche un banco di prova per l’Europa, per valutare come affrontare la disinformazione.

«Ondate di disinformazione hanno colpito l’Europa durante la pandemia di coronavirus, provenienti tanto dall’interno quanto dall’esterno dell’UE – ha detto Vera Jourová, Vicepresidente per i Valori e la trasparenza – Per lottare contro la disinformazione dobbiamo mobilizzare tutti i soggetti interessati, dalle piattaforme digitali alle autorità pubbliche, e sostenere i verificatori di fatti e i media indipendenti. Pur avendo intrapreso iniziative positive durante la pandemia, le piattaforme digitali devono intensificare i loro sforzi. Le nostre azioni hanno radici profonde nei diritti fondamentali, in particolare la libertà di espressione e di informazione».

Contenuti illegali, ingannevoli o dannosi

Un aspetto da tenere presente quando si parla di disinformazione è quello di capire di cosa davvero si sta parlando. È importante distinguere, ribadisce Bruxelles, fra contenuti illegali e contenuti dannosi ma non illegali. Considerare che ci sono labili confini fra varie forme di contenuti falsi o ingannevoli: dalla disinformazione intenzionale alla cattiva informazione, che può essere involontaria.

Alla base della disinformazione ci possono essere operazioni di influenza condotte da soggetti stranieri o motivazioni economiche. Altro aspetto da considerare è l’informazione ai cittadini sui rischi e la cooperazione internazionale contro la disinformazione.

I falsi miti sul coronavirus

La Commissione europea ha allestito, ad esempio, una pagina web per sfatare i miti che circondano il coronavirus tramite una pagina web. Finora ci sono state più di 7 milioni di visualizzazioni.

«Il servizio europeo per l’azione esterna, assieme alla Commissione, ha intensificato la comunicazione strategica e potenziato la diplomazia pubblica nei paesi terzi, compresi i paesi del vicinato dell’UE – informa Bruxelles –  Vi sono state operazioni di influenza e campagne di disinformazione mirate, intraprese nell’UE, nei paesi vicini e a livello globale da soggetti stranieri e da alcuni paesi terzi, in particolare Russia e Cina. Ad esempio, la task force East StratCom del SEAE ha individuato e denunciato sul sito web EUvsDisinfo più di 550 narrazioni di disinformazione provenienti da fonti pro-Cremlino».

L’altro pilastro della lotta alla disinformazione è la cooperazione: col Parlamento europeo e con il Consiglio, fra istituzioni Ue e Stati, con l’OMS, con i paesi terzi.

Le frodi ai consumatori

Un altro tema sono le frodi ai consumatori che si sono dispiegate online.

«Molti consumatori sono stati fuorviati e indotti ad acquistare a prezzi eccessivi prodotti inefficaci o potenzialmente pericolosi e le piattaforme hanno rimosso milioni di annunci pubblicitari ingannevoli», denuncia la Commissione, che continuerà a cooperare con le piattaforme digitali e a sostenere la rete di cooperazione per la tutela dei consumatori delle autorità nazionali per contrastare le pratiche che violano i diritti dei consumatori.

La Commissione europea chiede inoltre più attenzione e trasparenza alle piattaforme digitali, nel rispetto del codice di buone pratiche sulla disinformazione. Le piattaforme, dice Bruxelles, dovrebbero trasmettere relazioni mensili con dati più dettagliati sull’azioni fatte per limitare la disinformazione sul coronavirus e sugli annunci pubblicitari relativi alla pandemia e intensificare la collaborazione con ricercatori e fact-checkers.

Libertà di espressione, competenze digitali

Un aspetto centrale è quello di garantire la libertà di espressione e il pluralismo del dibattito democratico. Fondamentali sono media liberi e indipendenti che diano informazioni attendibili e verificate ai cittadini. E i cittadini stessi hanno un ruolo importante, perché vanno aumentate le loro competenze digitali, in modo che sappiano riconoscere le informazioni false o la cornice che può mettere in dubbio l’attendibilità di un’informazione.

«Fornire strumenti ai cittadini, sensibilizzarli e rafforzare la resilienza della società – spiega la Commissione europea –  significa consentire ai cittadini di partecipare al dibattito democratico salvaguardando l’accesso alle informazioni e la libertà di espressione e promuovendo l’alfabetizzazione mediatica e la cultura dell’informazione dei cittadini, compresi pensiero critico e competenze digitali. Si tratta di obiettivi conseguibili attraverso progetti di alfabetizzazione mediatica e sostenendo le organizzazioni della società civile».