Via le uova da gabbia dagli scaffali di Conad. Questa la petizione lanciata dal CIWF Italia che denuncia come sugli scaffali della grande catena siano ancora presenti uova provenienti da galline allevate in gabbia. Non nell’assortimento a proprio marchio, ma negli altri. “L’anno scorso CIWF Italia ha mappato le 5 maggiori insegne in Italia per quote di mercato per capire quali fra queste vendessero ancora uova in guscio provenienti da galline allevate in gabbia”. “Coop ha smesso di vendere uova da galline in gabbia nel 2010. Auchan, Carrefour ed Esselunga hanno smesso di venderle, o si sono impegnate a farlo, nei primi mesi del 2017, grazie anche al movimento d’opinione creato con le nostre iniziative”.
Conad si è impegnata sulla propria linea a marchio ma non sulle altre. Dice ancora il CIWF: “Solo Conad sembra non essere sensibile alle richieste dei consumatori e,nonostante abbia preso un impegno sulla linea a proprio marchio, continua a vendere uova da galline allevate in gabbia. Una scelta in totale contraddizione con quanto affermato nelle pubblicità televisive, nelle quali Conad dichiara di fare “scelte di benessere”.
Per questo l’associazione lancia una petizione nella quale chiede di eliminare tutte le uova da galline allevate in gabbia dai propri scaffali. E sceglie, richiamando i claim pubblicitari della gdo, lo slogan #gallineoltrelecose. “Nel 2017 Conad si era impegnato a eliminare entro la fine dell’anno, le uova provenienti da galline allevate in gabbia a proprio marchio – spiega il CIWF nella petizione – Un primo passo importante che però – non comprendendo quelle di altri marchi – non è sufficiente per poter parlare di Scelte di Benessere. Continuando a vendere uova da galline in gabbia, il supermercato non fa Scelte di Benessere per le galline, animali senzienti che se allevati in gabbia, vengono privati della libertà di movimento e dei comportamenti più naturali, come aprire le ali”.
Commenta Annamaria Pisapia, Direttrice di CIWF Italia Onlus: “La vita delle galline allevate in gabbia è misera e piena di sofferenza. Speriamo che Conad voglia finalmente fare davvero una scelta di benessere eliminando del tutto le uova provenienti da galline allevate in gabbia e dimostrando che il gruppo è veramente interessato al benessere, anche a quello degli animali”.
Ma come è strutturata l’etichettatura delle uova? Nel 2004 è entrato in vigore il regolamento europeo che stabilisce l’obbligo di etichettatura delle uova in guscio secondo il metodo di allevamento, che viene identificato con un codice: 0 All’aperto, 1 Biologico, 2 A terra, 3 In gabbia. Da quando è in vigore il regolamento europeo la percentuale delle galline allevata in sistemi alternativi è passata dal 3,9% al 38% (fonte CE). Secondo l’Ismea le uova “da allevamenti all’aperto pur rappresentando ancora una piccola fetta nella distribuzione moderna (solo il 3%) hanno registrato nel 2017 incrementi del 31% rispetto al 2016. Le uova da allevamento a terra hanno incrementato i volumi del 19%, le certificate biologiche del 14%. Mentre per le uova provenienti da allevamenti in gabbie arricchite (che rappresentano ancora circa la metà dell’offerta al consumo) si è registrata una flessione delle vendite del 10%.”