E’ senza dubbio uno dei più grandi inganni registrati in danno dei consumatori negli ultimi decenni: mi riferisco alla vergognosa trovata delle bollette telefoniche a 28 giorni: tra il 2017 e la primavera del 2018, tutti i principali operatori della telefonia (Tim, Vodafone, Wind, Tre, Fastweb, cui si è aggiunta in seguito anche Sky) hanno cambiato il metodo di fatturazione: decidono di modificare la periodicità della fatturazione cominciando a spedire ai loro clienti le bollette non più mensilmente, ma ogni 28 giorni. Ciò significa che le mensilità diventano tredici (e non più dodici), con un aggravio medio delle tariffe dell’8,6%.
L’Unione Nazionale Consumatori si attiva immediatamente: il 24 marzo 2017 interviene l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) con una delibera nella quale si stabilisce che almeno per la telefonia fissa, il criterio della fatturazione deve essere obbligatoriamente il mese. Perché questa differenza tra fisso e mobile? Ce lo chiedete in molti e lo spiega la stessa Autorità: la fatturazione a 4 settimane realizza un vizio di trasparenza che può essere tollerato nella telefonia mobile (dove il 76% del traffico è prepagato), invece nel fisso il pagamento (spesso con addebito diretto su conto corrente bancario) rende difficoltoso per il consumatore comprendere gli aumenti.
Quel che conta è che, purtroppo, nonostante la delibera AGCOM prevedesse un termine di 90 giorni per tornare alla fatturazione mensile nella telefonia fissa, gli operatori Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb continuano ad inviare fatture ogni 28 giorni: a questo punto l’Unione Nazionale Consumatori richiede un intervento del legislatore perché sia imposto (per legge, appunto) il ritorno alla fatturazione mensile.Così, dopo un lungo braccio di ferro con gli operatori della telefonia, il 14 novembre 2017 ecco il via libera all’emendamento che prevede l’obbligo di fatturazione su base mensile per imprese telefoniche, reti televisive e servizi di comunicazioni elettroniche. Il Decreto fiscale (Convertito con la legge n.172 del 4 dicembre 2017) concede però alle compagnie il termine di 120 giorni per ripristinare le bollette mensili (obbligatorie, quindi, sia per il fisso che per il mobile, a partire dal 5 aprile 2018).
Dall’aprile del 2018, le bollette tornano mensili, ma gli operatori decidono di rimodulare le tariffe allo scopo di mantenere gli aumenti dell’8,6%. Per questo motivo (e per la violazione degli obblighi informativi sul diritto di recesso), l’Unione Nazionale Consumatori torna a denunciare i principali operatori della telefonia e Sky all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (che attualmente sta indagando per un presunto cartello anticoncorrenziale). Ma la guerra è ormai senza quartiere: gli operatori reagiscono impugnando le delibere Agcom fino all’ultimo atto di questi giorni con il Consiglio di Stato che mette la parola fine al braccio di ferro tra compagnie, Agcom e Associazioni dei consumatori. Questa lunga storia si chiude definitivamente e scatta (finalmente) l’obbligo per gli operatori telefonici di restituire ai loro clienti i giorni “illegittimamente erosi” rispetto alla reale durata del mese.
L’Unione Nazionale Consumatori canta vittoria: habemus rimborsum! E soprattutto abbiamo ottenuto che – dopo una battaglia durata quasi due anni – il ristoro per il consumatore sia automatico. Le società dovranno allungare le prossime scadenze mensili fino a restituire i giorni sottratti nel passato. Tradotto in soldoni, tra i 30 e i 60 euro per ciascun consumatore, anche se (come prescritto dalla stessa AGCOM) le compagnie potranno anche restituire i “giorni erosi” fornendo nuovi servizi a patto che abbiano un analogo valore economico. Ma attenzione: è sempre il consumatore che dovrà accettare questo scambio ed è bene valutare se ci interessano davvero!In caso di dubbio, meglio rinunciare per avere il ristoro in bolletta!
In ogni caso, come sempre, i nostri esperti dello Sportello Telefonia possono essere interpellati per la necessaria assistenza!