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ANZIANI A RISCHIO POVERTÀ ENERGETICA

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La povertà energetica è sempre più diffusa. E gli anziani sono particolarmente a rischio: il 19,1% si trova in condizione di povertà energetica, il 15,2% non è povero ma si trova in una situazione di vulnerabilità, e tutto questo mentre solo il 30% circa dei potenziali beneficiari accede al bonus elettricità e gas. Sono 700 mila famiglie su una platea di oltre due milioni. Dalla Fondazione Di Vittorio insieme a Spi Cgil arriva un focus sulla povertà energetica e gli anziani che evidenzia la diffusione del fenomeno. Significa non avere la possibilità di riscaldare casa. E accendere i termosifoni, se ci sono, solo quando è davvero necessario.

 

In Italia, si legge nello studio, “cresce il numero di persone in “povertà energetica”, espressione con cui si intende la difficoltà ad acquistare un paniere minimo di servizi energetici (elettricità, riscaldamento o raffrescamento adeguato della propria abitazione, acqua calda sanitaria, etc.) con effetti sul mantenimento di un standard di vita dignitoso, sulla salute delle persone e, in ultima istanza, sulla mortalità. In base a stime recenti della Commissione Europea gli italiani che vivono in famiglie in povertà energetica sarebbero poco più di 9 milioni, più del 15% del totale”.

L’indagine di Fondazione Di Vittorio e Spi Cgil è stata fatta su un campione di poco meno di mille persone e su un segmento specifico, gli anziani. Sono stati divisi in tre gruppi: i “poveri energetici”, i “vulnerabili energetici ” e gli altri (né poveri né vulnerabili). Emerge che il 19,1% si trova in condizione di povertà energetica e mentre i vulnerabili non poveri sono il 15,2%.

“Dai dati di indagine emerge, rispetto al genere, una lieve sovra-rappresentazione dei poveri tra le donne– si legge nello studio – Le situazioni di disagio energetico tendono ad essere maggiormente diffuse con l’avanzare dell’età: difatti, le persone che non vivono in condizioni di difficoltà hanno un’età media di 71,9 anni, dato che cresce a 74,5 per i vulnerabili e a 75,1 per i poveri.  Dal punto di vista territoriale, la quota più sostanziosa di poveri energetici è in Calabria (45,4%) cui si contrappone nettamente il dato osservato in Toscana (6,8% di poveri), mentre in Puglia e Liguria si osservano percentuali prossime al dato globale (19,2%)”.

L’incidenza della povertà energetica raddoppia per chi è separato, divorziato, vedovo, e supera il 30% per chi vive da solo. La povertà energetica è più diffusa fra ex-artigiani e casalinghe, un po’ meno fra gli ex operai. “Strettamente collegata alle condizioni di salute è la possibilità di mantenere una temperatura confortevole nell’ambiente domestico nei periodi dell’anno con un clima più rigido o più caldo – prosegue l’indagine – In termini generali, 6 poveri su 10 non vivono in una situazione confortevole, con temperature domestiche troppo alte o troppo basse”.

Dalla ricerca emerge poi che il 18% degli anziani vulnerabili e ben più del 30% dei poveri energetici vivono in un’abitazione sprovvista di impianto di riscaldamento. Chi è in difficoltà risparmia semplicemente privandosi del riscaldamento o accendendo i termosifoni solo se davvero non se ne può fare a meno. “Riguardo l’utilizzo e la gestione del riscaldamento c’è una tendenza più accentuata da parte dei poveri (73,8%) e dei vulnerabili (68,3%) ad accendere i riscaldamenti solo se strettamente necessario, rispetto a quanto osservato tra coloro che non vivono in una condizione di disagio/difficoltà economica”.

Dall’indagine emerge che gli anziani a rischio sono il 33,3% degli intervistati mentre gli indigenti sono  il 14%. Lo strumento principale per contrastare la povertà energetica è il bonus sociale energia elettrica e gas. Che non funziona bene. Si legge nell’indagine: “l’aiuto alle famiglie attraverso i bonus non ha sortito i risultati sperati. Da una parte, molte famiglie che oggi hanno diritto ai bonus in base al valore ISEE non ne fanno richiesta; dall’altra, se anche tutte le famiglie che oggi hanno diritto al bonus lo ricevessero, in base all’attuale architettura della misura, resterebbe comunque fuori una parte rilevante delle famiglie che sono (de facto) in condizione di povertà energetica”.

Le famiglie potenzialmente beneficiarie del bonus sono 2,2 milioni nel 2016 ma “la percentuale di famiglie effettivamente agevolate sul totale delle famiglie aventi diritto ha continuato ad attestarsi intorno al 30–32%” ed è pari a circa 700 mila famiglie. Per rafforzare il bonus, le due sigle propongono di ampliare la platea degli aventi diritto, aumentare l’importo del bonus per garantire una maggiore copertura della spesa, e semplificare l’iter amministrativo con una conseguente riduzione dei costi di gestione “e valutando attentamente i possibili benefici dell’automatizzazione”.