Tempo di campagna elettorale, tempo di promesse (per lo più) irrealizzabili. Ma anche di fake news, le cosiddette bufale mediatiche che non sempre sono innocue goliardate, soprattutto se interessano i diritti dei consumatori. Su questo alcune associazioni di consumatori sono dei veri maestri. Eh sì, per una volta è giusto fare un po’ di autocritica, se è vero che nel complesso universo di quei soggetti che si occupano di proteggere i cittadini, non mancano i professionisti dello scoop. Il tutto in cerca di una certa dose di visibilità mediatica! Così, però, a furia di gridare “al lupo al lupo”, si corre il rischio di non essere presi sul serio e di stimolare la diffusione online di notizie false.
Molti di voi avranno seguito in questi giorni la polemica in merito ad una delibera dell’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) che, di fatto, stabilisce come ripartire tra tutti i consumatori di energia elettrica una parte di oneri non incassati a causa delle morosità.
E’ necessario fare un po’ di chiarezza su quanto successo e, per questo, è fondamentale cominciare spiegando cosa effettivamente paghiamo. Le nostre bollette dell’elettricità sono costituite fondamentalmente da quattro macro voci: l’energia consumata, i costi per la gestione della rete elettrica (distribuzione, contatori, ecc), l’IVA e le altre imposte, gli oneri generali di sistema.
Di queste quattro macro voci l’unica che rimane effettivamente nelle casse delle società di vendita (chi ci manda a casa regolarmente le bollette) è la prima relativa all’energia realmente consumata dal cliente e fornita dal venditore. Le altre sono voci cosiddette “passanti” perché vengono sì raccolte dalla società di vendita attraverso le fatture ma poi trasferite ad altri soggetti (ad esempio i distributori locali, al soggetto che gestisce la rete, allo Stato, etc.).
Nella voce oneri generali di sistema rientrano tutta una serie di costi parafiscali pagati dalla collettività per finanziare, per la stragrande maggioranza, politiche industriali. Di fatto servono per la messa in sicurezza del nucleare, gli incentivi alle fonti rinnovabili, la copertura delle agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario, il sostegno alla ricerca di sistema, la copertura del bonus elettrico e altro. La percentuale sulla spesa di questi oneri è molto aumentata negli ultimi 10 anni fino ad arrivare in certi periodi al 25% della spesa totale e ad attestarsi ad oggi al 19,65%.
Il punto è che queste voci, invece di finire sulla fiscalità generale sono, da anni, pagate con i soldi presi dalle tasche dei consumatori anche dei più vulnerabili! Ora, beffa delle beffe, una parte di questi oneri non pagati dai morosi verrà redistribuita tra tutti gli altri!
Ma è necessario far chiarezza su questo punto: la quota redistribuita riguarda solo, citando l’ARERA, “quella parte di oneri che sono stati già anticipati dalle società di distribuzione per quanto dovuto alle società di vendita dai loro clienti e che le società di vendita non hanno versato non avendole incassate dai loro clienti morosi! Ciò non toglie che, pur trattandosi di una decisione che discende da sentenze del TAR e del Consiglio di Stato, non possiamo avallare come rappresentanti dei consumatori poiché si vanno a socializzare dei costi aggiuntivi di oneri che, come consumatori, non avremmo dovuto pagare sin dall’origine!
Ora su questo argomento, come dicevo si diffondono le fake news (anche su whatsapp girano messaggi vocali e campagne virali che invitano a non pagare una parte della bolletta). Ecco perché è bene fare chiarezza cominciando col dire che ancora non è possibile sapere da quando ci troveremo questi oneri in bolletta. Altro punto riguarda il costo di detti oneri: qualcuno parla di 35 euro, ma questa è sicuramente una bufala: secondo i nostri calcoli (effettuati in base a quanto comunicato dall’Autorità dell’energia) e al valore dei corrispettivi attualmente in vigore, si tratterà di circa 2,2 euro annui per la famiglia (ipotizzando un cliente domestico residente, 3 kW di potenza impegnati, 2700 kWh di consumo annuo).
Ultima avvertenza: a chi ci chiede se è possibile non pagare questa quota va ricordato che purtroppo non sarà identificabile in bolletta (come ad esempio avviene per il Canone Rai), quindi essendo impossibile scorporarla, non pagarla equivarrebbe a non pagare la bolletta con tutte le conseguenze del caso (azioni di tutela e recupero fino ad arrivare al distacco della fornitura).
Cosa fare allora? Intanto aderire alla nostra campagna per una bolletta giusta (#bollettagiusta), è un primo passo per far sentire la nostra voce per cambiare le bollette energetiche rendendole più leggere e comprensibili.