Home Notizie utili SOFT DRINK: “LA MICROPLASTICA È SERVITA”

SOFT DRINK: “LA MICROPLASTICA È SERVITA”

259
0

Chi cerca trova plastica. E microplastica, anche in bevande e alimenti. Col risultato che “beviamo e mangiamo plastica” e non siamo neanche consapevoli delle conseguenze. Un bicchiere di cola, uno di tè freddo, un po’ di aranciata? Attenzione: tutte contengono microplastiche, particelle di dimensioni inferiori a 5 millimetri, invisibili ma presenti in tutti i soft drink che si trovano sullo scaffale del supermercato. Questo il risultato dell’ultima inchiesta condotta dal mensile il Salvagente, che uscirà domani col titolo “La microplastica è servita”.

 

Le ricerche sull’argomento sono tutte recenti ma hanno messo in evidenza la presenza di microplastiche in una miriade di alimenti, dall’acqua al pesce. “Se ne trova nella carne dei pesci che consumiamo e che ne accumulano anche quantità che fanno impressione, nei frutti di mare, nel sale marino, nelle acque (di fiumi, di rubinetto, perfino nelle minerali). Non risparmia neppure prodotti come il miele – scrive il direttore del mensile Riccardo Quintili –  Inevitabile, dunque, che fosse rilevabile anche nei soft drink che abbiamo mandato nei laboratori del Gruppo Maurizi. Semmai stupisce che nessuno dei tè, delle cole, delle gassose, delle aranciate o delle acque toniche che abbiamo sottoposto ad analisi si sia salvato”.

L’indagine fatta dal Salvagente su 18 campioni di bevande industriali, tutti contenuti in bottiglie di plastica, selezionate fra quelle più vendute, ha evidenziato infatti che la presenza è costante. Tè freddo, cola, aranciata, acqua tonica di grandi marchi e Gdo: il dato più rilevante è che la presenza di microplastiche non abbia risparmiato nessun marchio e nessun prodotto. Non c’è una graduatoria di qualità ma la constatazione che in questi prodotti la microplastica, con valori diversi, risulta sempre presente. Difficile pure dire se le particelle siano poche o tante, in un contesto di incertezza nel quale si parla comunque di “presenza sgradita”. Di quale presenza di sta parlando? Tutte le bevande esaminate risultano contaminate, con un’oscillazione di valori molto ampia che va da un minimo di 0,89 mpp/l (microparticelle per litro) ad un massimo di 18,89 mpp/l.

“Nel corso delle analisi che abbiamo effettuato per valutare la possibile presenza di microplastiche nei liquidi – spiega Daniela Maurizi, A.D. Gruppo Maurizi – abbiamo realizzato accurate prove di fondo e di bianco per verificare eventuali contaminazioni anche da parte dell’aria circostante. Tali prove garantiscono risultati affidabili secondo i protocolli vigenti per le attività di analisi di questo tipo. I dati rilevati nel nostro laboratorio confermano il legame tra inquinamento ambientale e catena alimentare”. Spiega Quintili: “Se sulla provenienza delle microplastiche, un ruolo fondamentale lo hanno avuto e lo hanno i cosmetici che le inseriscono di proposito (magari, ma non solo, per assicurare l’effetto scrub), oggi la catena di questa contaminazione appare molto più lunga e complessa. Come appare sempre più probabile la catena degli effetti, almeno a giudicare dai primi studi che abbiamo consultato e che raccontiamo nella lunga inchiesta di copertina del numero”.

La plastica è oggetto di grandi attenzioni per il suo enorme impatto ambientale. La Commissione europea sta lavorando per mettere al bando la plastica monouso, mentre nei mari si riversano tonnellate di plastica e microplastica tanto che da qui al 2050 in acqua ci potrebbe essere più plastica che pesce. Gli ambientalisti sono mobilitati da tempo. Fra le iniziative si segnala quella del WWF che ha lanciato la petizione Rendiamo #plasticfree i mari d’Italia, a oggi sottoscritta da oltre 350 mila persone.

 “Ogni anno centinaia di migliaia di tonnellate di plastica invadono il Mediterraneo” afferma Gaetano Benedetto, Direttore Generale WWF Italia – La plastica è un nemico invasivo e spietato e difficile da sconfiggere e che, ormai, è entrato anche nella catena alimentare. Le plastiche del Mediterraneo trasportano tra le più alte concentrazioni di organismi diversi mai registrate capaci di avere forti impatti sugli habitat marini con cui entrano in contatto. Serve un’azione decisa e immediata per evitare che il Mediterraneo soffochi nella plastica. Per questa ragione nella nostra petizione (che si può firmare su change.org/plasticfree) chiediamo che gli Stati europei vietino da subito 10 prodotti di plastica usa e getta; che venga introdotta una cauzione sui prodotti in plastica usa e getta; che siano messe fuori produzione in Italia le microplastiche da tutti i prodotti (a cominciare dai detergenti) entro il 2025, confermando il divieto delle microplastiche nei cosmetici dal primo gennaio 2020, stabilito dalla Legge di Bilancio 2018; che sia finanziato non solo il censimento degli attrezzi da pesca “fantasma”, cioè dispersi in mare ma anche il loro recupero e il corretto smaltimento”.