Sicuri delle bollicine che state bevendo? Il Salvagente punta i riflettori sul prosecco, uno dei vini più amati in Italia, grande successo all’estero (con non poche invidie e annesse guerre commerciali) e denuncia che nei vigneti si fa ancora troppo uso di fitofarmaci. Su tutte le bottiglie che la testata ha portato in laboratorio, 12 dei vini più venduti, sono stati trovati residui di pesticidi. Tutto sotto i limiti di legge, evidenziano le analisi. C’è però il problema di come si possa sommare l’azione dei diversi residui chimici: un’incognita che non dà piena sicurezza.
Quella sul prosecco è l’inchiesta di copertina del nuovo numero del Salvagente, che ha selezionato dodici bottiglie fra le più diffuse e vendute nelle corsie dei supermercati. Agli esperti di laboratorio è stato chiesti di rilevare e misurare in maniera oggettiva la presenza di 352 sostanze potenzialmente dannose per l’uomo tra quelle appartenenti alle categorie dei solfiti, erbicidi, fungicidi e diserbanti. Risultato? L’indagine ha evidenziato che tutte e dodici le bottiglie presentavano almeno un residuo di pesticida, con una media totale di sei a testa. Residui minimi del pesticida folpet sono stati trovati anche in un prosecco biologico, probabilmente esito di una contaminazione involontaria avvenuta per via aerea.
L’inchiesta tiene a precisare una cosa: in nessuno dei vini sotto esame è stata trovata una percentuale di residui superiore al limite massimo consentito per ogni sostanza. Tanto è vero che il presidente del consorzio Prosecco Doc Stefano Zanette, intervitato dalla testata, ha detto: “Sono tutte tracce sotto i limiti di legge. Il fatto che ce ne siano sette magari è dovuto al fatto che all’interno di quel vigneto vengono utilizzati con molta variabilità i principi attivi.” Di diverso avviso i Medici per l’ambiente che sottolineano come il problema sia la presenza di sostanze diverse. “Il problema è sempre il solito, le soglie sono costruite sulla singola molecola, sul singolo principio attivo, con un approccio piuttosto rudimentale rispetto ai problemi di tossicologia in generale – ha detto al Salvagente Celestino Panizza, dell’Associazione medici per l’ambiente (Isde Italia) – Se una sostanza è interferente endocrina o cancerogena, di per sé, il fatto di trovare la molecola al di sotto della limiti massimi, quando è in associazione con altre molecole, non dà garanzia di sicurezza e salubrità”. E così uno dei problemi è che tracce di folpet siano state trovate ovunque.
Certamente la direzione intrapresa è quella di una maggiore sostenibilità della produzione, sollecitata anche dalle proteste dei cittadini veneti e friulani che negli anni hanno denunciato l’eccessiva irrorazione di pesticidi. Nel 2017, l’anno scorso, l’assemblea dei soci che compongono il Consorzio Prosecco Doc ha votato per la rimozione di glifosato, folpet e mancozeb a partire dalla campagna vitivinicola del 2018, riuscendo a convincere i produttori ed i consorzi ad intraprendere la strada della riconversione verso un tipo di produzione più sostenibile ed etica nei confronti della natura. Lo stop è in attesa del via libera del Ministero delle politiche agricole, ma si va in quella direzione. Anche il consorzio del Prosecco Conegliano-Valdobbiadene Docg ha deciso che dal 1° gennaio 2019 l’impiego di erbicidi contenenti glifosato sarà vietato nelle aree di produzione.