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PLASTIC TAX, IN ARRIVO PROPOSTE DI MODIFICA PER ESCLUDERE LA PLASTICA BIODEGRADABILE

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In arrivo una serie di emendamenti che prevedono di rivedere la plastic tax e ipotizzano di escludere i prodotti monouso in plastica biodegradabile o quelli che contengono una certa percentuale di plastica riciclata

Arriveranno proposte di modifica alla plastic tax. E avranno la forma di una serie di emendamenti alla manovra, che verranno depositati in Commissione Bilancio al Senato, molti (oltre 400 proposte) ad opera del Movimento 5 Stelle che auspica una modifica della tassa sulla plastica e propone di escludere dalla nuova plastic tax i prodotti monouso in plastica biodegradabile o quelli che contengono almeno il 25% o il 50% di plastica riciclata. Si chiede anche di esentare tutti i dispositivi sanitari monouso, non solo le siringhe e di ridurre al 5% l’imposizione sulla cancelleria di plastica (come le penne).

 

Ripensare la plastic tax

Un’altra proposta che dovrebbe rientrare in questo campo e contribuire a ridurre l’uso della plastica è quella di prevedere il vuoto a rendere non solo per il vetro, ma anche per una serie di prodotti quali i contenitori di plastica per acqua e bibite, saponi, detersivi, shampoo, anche per le lattine.

«Ripenseremo profondamente alcune misure come quelle sulla tassazione delle auto aziendali e la plastica monouso», ha detto Antonio Misiani, viceministro Pd all’economia.

E questo intento non è passato inosservato all’Unione Nazionale Consumatori che chiede di eliminare la tassa sulla plastica e di puntare sugli incentivi.

«Bene, ottima notizia. Ma la plastic tax va eliminata del tutto. Servono incentivi, non disincentivi, almeno fino a che non sarà dato modo alle aziende di riconvertire i propri processi produttivi e non vi saranno validi sostituti per i consumatori – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Considerato il gettito previsto dal Governo, 1.079,5 mln nel 2020 e 2.191,9 nel 2021, la mera traslazione in avanti dell’imposta di consumo, non considerando, quindi, la diversa elasticità delle curve di domanda, variabile a seconda del bene, è pari a 42 euro nel 2020 e 86 euro nel 2021. Una stangata che, per come è ideata ora la tassa, non porterebbe alcun beneficio all’ambiente ma solo un danno al portafoglio delle famiglie».