La plastic tax per ora rimane. Il ministro dell’Economia ribadisce la bontà del provvedimento e si dice pronto a modulare la misura. Per Legambiente va migliorata e non deve riguardare i manufatti riciclati
La plastic tax rimane. Per ora. Ma l’introduzione di una tassazione di 1 euro al chilo per la plastica monouso, che si applicherà a bottiglie e imballaggi, tetrapak e contenitori di detersivi, continua ad animare la querelle politica. Anche perché si temono ripercussioni sul mondo del lavoro e sulle imprese che producono imballaggi in plastica. Il Governo però si è detto pronto a “modulare” la plastic tax, come ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.
Gualtieri: la misura è giusta
«Pronti a confronto per modulare plastic tax e aiutare riconversione settore ma la misura è giusta perché va ridotta plastica monouso. Sull’ambiente i giovani ci chiedono di agire», ha scritto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri in un tweet.
In un’intervista al Tg3, Gualtieri ha sottolineato la necessità di ridurre l’uso della plastica monouso perché non si può applaudire i giovani che manifestano per il clima e poi non agire. «Una misura che disincentivi l’utilizzo della plastica monouso è giusta, poi occorre modularla bene, e per questo sono pronto a discutere con gli operatori del settore, anche per sostenere e incentivare la ricoversione tecnologica verso l’utilizzo di materiali biodegradabili», ha detto Gualtieri al Tg3.
Di Maio: dibattito surreale
Domenica, in un post su Facebook, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha rivendicato la bontà della misura a tutela dell’ambiente per passare dalle parole ai fatti. Il Governo, dice Di Maio, ha promesso ai cittadini un «Green New Deal, un grande piano per l’ambiente». Per Di Maio è nato «un dibattito surreale sulla plastic tax».
La plastic tax, scrive, «serve a dare una scossa, serve a invertire la rotta. Non promuovi l’ambiente parlando, lo promuovi facendo delle scelte. I soldi di uno Stato non sono infiniti, vanno re-distribuiti e la politica serve a questo, appunto, a fare delle scelte».
Legambiente: migliorare la norma
E proprio alle parole dell’esponente pentastellato si collega il commento di Legambiente, che sottolinea come la norma vada mantenuta ma migliorata. La tassa, spiega l’associazione ambientalista, non deve riguardare i manufatti riciclati e va estesa a tutti i prodotti plastici e non solo agli imballaggi.
«Quello sulla plastic tax è un dibattito davvero surreale, perché si tratta di una norma per la tutela dell’ambiente e la riconversione dell’industria della plastica – commenta il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – Però se da una parte la plastic tax è sacrosanta, dall’altra parte così come è stata scritta non va ancora bene e deve essere assolutamente migliorata perché contiene due gravi errori. È infatti impensabile riservare lo stesso trattamento fiscale per le plastiche vergini prodotte da un petrolchimico, che vanno più che tartassate, e per quelle ottenute dal riciclo di plastiche da raccolta differenziata. Per queste ultime deve essere garantito lo stesso trattamento di favore riservato giustamente alle plastiche compostabili e ai manufatti riutilizzabili».
Inoltre, prosegue Ciafani, la tassa ora colpisce solo gli imballaggi in plastica, pari a 2 milioni di tonnellate l’anno, e non gli altri prodotti che arriva una produzione doppia.
«Ha senso prevedere un allargamento del bacino di applicazione a tutti i manufatti in plastica e non solo agli imballaggi, anche alla luce dei risultati raggiunti dal sistema nazionale sugli obiettivi percentuali di recupero, addirittura in anticipo rispetto alle scadenze previste dalle direttive europee».
La misura insomma, criticata dall’industria che parla di un nuovo balzello per imprese e consumatori, va migliorata. Perché alla base c’è il fatto che, dopo il clima, l’inquinamento da plastica è un problema serio. Anzi una vera emergenza, come ricorda Ciafani.
«Nella lotta per ridurre la plastica la stessa Europa ha chiesto a tutti i paesi membri di intervenire in maniera concreta, con bandi e tasse, per fronteggiare la seconda emergenza ambientale globale dopo la crisi climatica: la presenza dei rifiuti plastici nell’ambiente, a partire da quello marino. L’Italia, dunque non perda questa occasione per restare un modello per gli altri paesi, rafforzando il suo primato mondiale sulla normativa contro l’inquinamento da plastica».