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ORARI DI LAVORO IN CONDOMINIO: COSA SUCCEDE SE NON SI RISPETTANO?

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di Annamaria Villlafrate

Chissà quante volte, proprio nel bel mezzo di un riposino ristoratore, siete stati disturbati dal rumore di un trapano! Certo, ognuno ha diritto di fare lavori in casa propria, ma è possibile che non ci sia rispetto per chi, magari prima di tornare in ufficio, vuole riposare? In questi casi è bene sapere che gli orari in cui è possibile eseguire lavori “rumorosi” possono essere assoggettati a una precisa disciplina. Non solo una questione di educazione dunque, ma regole vere e proprie che possono essere contenute nel regolamento condominiale o comunale e che, in caso di trasgressione, legittimano l’applicazione di sanzioni pecuniarie e perfino una denuncia penale.

 

Lavori in condominio: disciplina

In genere gli orari in cui sono vietate le arti e i mestieri sono quelli compresi tra le 19.00 e le 6.00 di mattino, con possibili variazioni stagionali. Non esiste però una norma specifica che stabilisca fasce orarie in cui sono consentire opere sulle parti comuni o esclusive dell’immobile. In questi casi occorre fare riferimento a quanto stabilito nel regolamento condominiale o contrattuale.

Ai sensi dell’art. 70 disp att. c.c infatti: “Per le infrazioni al regolamento di condominio può essere stabilito, a titolo di sanzione, il pagamento di una somma fino ad euro 200 e, in caso di recidiva, fino ad euro 800. La somma è devoluta al fondo di cui l’amministratore dispone per le spese ordinarie L’irrogazione della sanzione è deliberata dall’assemblea con le maggioranze di cui al secondo comma dell’articolo 1136 del Codice.”

Stesso discorso per il regolamento di pubblica sicurezza comunale, in cui sono indicati generalmente gli orari in cui si possono esercitare arti e mestieri, senza recare disturbo al riposo delle persone e le sanzioni previste in caso di violazione.

Violazioni e possibili azioni

Ma cosa accade in concreto in caso di violazione degli orari di lavoro? La disciplina contenuta nei regolamenti di condominio consente, in prima battuta, di chiedere l’intervento dell’amministratore, mentre quella del regolamento di pubblica sicurezza comunale, legittima azioni da parte della polizia municipale. In entrambi i casi, al singolo condomino o alla ditta incaricata che non rispettino gli orari di lavoro, potrà essere irrogata una sanzione pecuniaria, in genere valido deterrente “antirumore”. Cosa succede però se i lavori sono destinati a protrarsi per mesi e richiedono l’impiego di strumenti rumorosi?

Denuncia penale

Il rimedio più “rapido” se i lavori, come previsto dall’art. 659 c.p., recano disturbo alle occupazioni o al riposo delle persone è la denuncia penale. La legge infatti punisce “Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a trecentonove euro. Si applica l’ammenda da centotre euro a cinquecentosedici euro a chi esercita una professione o un mestiere rumoroso contro le disposizioni della legge o le prescrizioni dell’Autorità.”

Azione civile

Più difficoltosa, lunga e complessa è l’azione inibitoria civile prevista dall’art. 844 c.c., che vieta le immissioni, compresi i rumori, che superano la normale tollerabilità, sconsigliabile il disturbo è limitato in certi momenti della giornata e i lavori sono di breve durata. In questo caso infatti, vista la lungaggine dell’azione inibitoria, potrebbe accadere di avviarla quando le opere sono già cessate.