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LA BUSSOLA DEI DIRITTI. PIATTAFORME ON DEMAND E PIRATERIA ONLINE

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Reality, film, serie televisive, cartoni animati per bambini, documentari, eventi di ogni genere dallo sport al teatro, alla musica, la televisione sembra essere tornata di moda, solo che al posto del tubo catodico di una volta oggi la si può seguire ovunque ci si trovi comodamente dal proprio Pc, smartphone o tablet.

Sul treno, in pausa caffè, in fila alla posta, sui mezzi pubblici, in qualunque momento è possibile vedere la Tv on demand, basta una buona connessione internet che sia il più aggiornata possibile alle nuove tecnologie digitali e il gioco è fatto.

 

Oggi sono diverse le piattaforme online che offrono legalmente contenuti audiovisivi, come Netflix, Amazon, Youtube, Virgin, a prezzi convenienti motivo che ha spinto molti utenti, anche giovani e giovanissimi, a stipulare contratti di abbonamento vantaggiosi.

Cosa si è verificato? Le attivazioni di offerte imperdibili perché in promozione per determinati periodi, ha convinto gli utenti a sottoscrivere anche più di un abbonamento pur di non perdere l’ultima edizione della serie televisiva o il programma di intrattenimento preferito. Ciò ha causato un aumento di spesa mensile per i consumatori che in alcuni casi, non riuscendo più a sostenere i costi dei diversi abbonamenti sottoscritti, si sono visti costretti a disdire alcuni contratti.

Le offerte “a tempo” delle Tv on demand si può dire che da una parte hanno favorito il mercato e indirizzato la domanda verso nuove forme di tecnologia digitale al passo con i tempi, dall’altra hanno contribuito a far riemergere il fenomeno della pirateria online. In pratica, davanti a una larga scelta di diverse offerte “legali” di contributi audiovisivi, si è creata negli utenti una sorta di “dipendenza” da Tv on demand. Gli utenti però una volta verificato l’aumento della spesa mensile hanno iniziato a ridurre gli abbonamenti (on demand) per accedere a contenuti online in streaming su piattaforme pirata.

A evidenziare il trend positivo registrato da piattaforme di file sharing è stato il Times pubblicando lo studio “The Global Internet Phenomena Report”- https://www.sandvine.com/hubfs/downloads/phenomena/2018-phenomena-report.pdf -, realizzato dalla società tecnologica Sandvine, che fotografa questa realtà soprattutto in Asia e in parte in Europa, molto meno negli Stati Uniti. L’accesso illegale a contenuti audiovisivi coperti da copiright oltre a falsare il mercato pone in essere allo stesso tempo dei comportamenti censurabili quali illeciti dalla legislazione vigente.

Nel nostro Paese stando ai dati dell’ultimo rapporto della Fapav, Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, – http://www.fapav.it/news/193/i-nuovi-dati-2017-sulla-pirateria-audiovisiva-in-italia.html – considerato la disponibilità di sempre maggiori piattaforme digitali più performanti, si registrerebbe un aumento della propensione degli utenti a rivolgersi al mercato legale nell’impossibilità di accedere a contenuti pirata, a fronte di un trend negativo con una decrescita di 2 punti percentuali (rispetto al 2016) del fenomeno della pirateria audiovisiva che così si attesta al 37%.Il fenomeno in sostanza non deve essere sottovalutato in quanto ancora oggi interessa una percentuale elevata di persone.

Qualche consiglio utile prima di aderire alle piattaforme online? Prima di tutto monitorare e confrontare le singole offerte delle diverse piattaforme televisive tra i contenuti offerti e i costi, in modo da effettuare la scelta dell’abbonamento più consono alle proprie esigenze. Una volta individuata la società in grado di erogare i servizi in linea con i propri gusti e valutato costi e benefici, stare attenti a non farsi contagiare da pubblicità di altre piattaforme che potrebbero offrire contenuti audiovisivi più “alla moda” per evitare poi di dover disdettare gli abbonamenti perché troppo onerosi.

Di Claudia Ciriello