Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato da Apple contro la sentenza dell’Antitrust del 2018 che aveva condannato l’azienda produttrice del melafonino a pagare una multa di 10 milioni di euro per obsolescenza programmata.
La sentenza
Dalle 46 pagine della sentenza arriva la conferma che Apple avrebbe sviluppato e suggerito degli aggiornamenti del software (in particolare iOS 10 e iOS 10.1.2) per gli iPhone 6, 6 plus, 6s e 6s plus, che andavano a modificare le caratteristiche dei cellulari riducendone sensibilmente le prestazioni. Il colosso americano avrebbe poi indotto in errore il consumatore circa i reali vantaggi di installare tali aggiornamenti.
Il Tar ha infine constatato come l’assenza di adeguata assistenza per ripristinare le funzionalità precedenti abbiano di fatto “accelerato il processo di sostituzione dei vecchi iPhone con dei nuovi”.
La conferma della multa
Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha quindi confermato la sanzione pecuniaria stabilita dall’AGCM, già pagata da Apple, che era stata comminata a seguito di una lunga e complessa indagine che aveva portato l’Autorità a ritenere che gli aggiornamenti software presi in analisi “hanno provocato gravi disfunzioni e ridotto in modo significativo le prestazioni” realizzando quindi una vera e propria attività commerciale scorretta in violazione degli articoli 20, 21, 22 e 24 del Codice del Consumo.
Obsolescenza programmata
Sul tema dell’obsolescenza programmata la nostra associazione segnala spesso come molti prodotti abbiano “una data di scadenza” dando l’impressione quindi di essere programmati per cicli di vita decisamente brevi.
Il fenomeno purtroppo parte da lontano: nel passato infatti, molti prodotti venivano venduti pubblicizzando la loro longevità, oggi sembra sempre più difficile reperire prodotti, dall’elettronica alle automobili passando per le lampadine e arrivando ai collant per le signore, che possano durare a lungo come “quelli di una volta”!
Autore: Lorenzo Cargnelutti