“Buste con sorpresa”, titola la cover di aprile del mensile il Salvagente. Che punta i riflettori sulle insalate in busta. Comode, care, sempre più diffuse. Promosse dai test di laboratori ma con qualche preoccupazione di troppo legata alla presenza di multiresidui (tutti nei limiti di legge, ma l’effetto cocktail deve ancora essere misurato) e di cadmio, anch’esso nei limiti di legge ma con qualche punta di troppo che non fa stare troppo tranquilli.
Il mensile ha portato in laboratorio dieci lattughini in busta che rappresentano l’offerta di mercato. A partire da una considerazione: negli ultimi dieci anni, secondo le rilevazioni Nomisma, la presenza degli ortaggi di IV gamma sulle tavole degli italiani è aumentata, di anno in anno, del 5% circa e il balzo più grande (+7,3%) lo ha registrato l’insalata unitipo, quella mono varietale. Sono stati analizzati dunque dieci prodotti, portati in laboratorio per valutarne stato igienico e microbiologico, contaminazione da pesticidi e la concentrazione di metalli pesanti come il cadmio e il piombo. I prodotti sono tutti conformi. Su dieci lattughini, ne sono stati bocciati solo due, valutati poco sotto la sufficienza. Spoiler: sul gradino più alto del podio si è piazzato il lattughino Bonduelle, promosso anche per l’assenza di residui di pesticidi.
Le insalate risultano pulite e sicure sui batteri: tutti i prodotti rientrano nei limiti di legge e sono del tutto assenti listeria, salmonella ed Escherichia coli. Hanno però, valuta il Salvagente, troppi pesticidi e metalli pesanti specialmente si si considera il multiresiduo, la presenza (entro i limiti di legge) di residui di più prodotti. Solo due lattughini sono completamente puliti, mentre la presenza di residui di trattamenti fitosanitari arriva a far contare anche quattro molecole diverse nella stessa busta. Si legge nell’articolo portante dell’inchiesta: “A preoccupare invece è la presenza ricorrente, test dopo test, di diversi residui fitosanitari. Il fatto che ogni singolo principio attivo rientri nei parametri di legge, non può a nostro giudizio tranquillizzare: il problema è nell’additività degli effetti che, se ancora non è stato quantificato, verrà presto affrontato dalla stessa Efsa”.
Altro capitolo affrontato è quello della presenza del cadmio, che nella lattuga non può superare gli 0,20 milligrammi per chilogrammo. I campioni analizzati rientrano nei limiti ma in due casi ci sono concentrazioni vicine al limite, in altre due una quantità piuttosto alta. La conclusione del mensile: i tenori riscontrati non lasciano del tutto tranquilli.
Le insalate in busta sono un prodotto lavato e pronto per il consumo. Quindi si possono mangiare così, senza lavarle affatto? Il Salvagente ha sentito il parere della dottoressa Lisa Barco, responsabile Laboratori controlli ufficiali dell’Izs delle Venezie, che ha risposto: ““Dipende dal tipo di destinatario di questi cibi. Se è un consumatore in buono stato di salute, gli ortaggi di IV gamma hanno subito dei trattamenti tali da garantirne il consumo diretto. Altra questione se parliamo di soggetti più a rischio, quali ad esempio bambini piccoli, anziani, soggetti con patologie: in questi casi può essere consigliabile come misura cautelativa un ulteriore lavaggio sotto acqua corrente prima di portarle in tavola”.
Nell’acquisto di questo prodotto il consumatore deve tenere a mente anche il fattore prezzo. Fatte le debite proporzioni e pesati gli scarti, la lattuga al mercato costa di fatto 2,50 euro al kg (1,80 tutta intera) mentre in busta ha un prezzo medio di 13,80 euro al kg.