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HIV-AIDS: TROPPA DISINFORMAZIONE FRA I GIOVANI

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Hiv e Aids: c’è troppa disinformazione fra i giovani. Nelle scuole mancano cultura e conoscenza della malattia. “Resistono forti sacche di stigmatizzazione e di completa disinformazione” fra i giovanissimi. La denuncia viene da Anlaids, associazione nazionale per la lotta contro l’Aids, a convegno in questi giorni a Genova. In vista della Giornata mondiale del 1° dicembre, l’associazione punta i riflettori sui giovani, a partire da un’indagine fatta nelle scuole di Lombardia e Lazio. “L’approccio alla sessualità è sceso a 12-13 anni. C’è ancora troppa disinformazione. Molti studenti confondono ancora anticoncezionali e strumenti di prevenzione”, è il monito che arriva da Anlaids.

 

L’associazione ha svolto un’indagine su circa 14mila ragazzi, interrogati dal 2013 con questionari a risposta multipla, soprattutto nel terzo anno delle scuola media superiore, per verificare consapevolezza su HIV/AIDS, ma anche abitudini ed esigenze in ambito sessuale, uso del preservativo, conoscenza delle altre malattie sessualmente trasmissibili. “Tra i dati emersi, per esempio – sottolinea Bruno Marchini, presidente Anlaids  – si è visto che nei giovani che provengono da famiglie praticanti la religione ricorrono maggiori difficoltà ad affrontare tematiche legate alla sessualità e agli strumenti di prevenzione. In particolare, in una gran parte degli intervistati resistono forti sacche di stigmatizzazione e di completa disinformazione: c’è ancora chi crede che l’infezione possa essere trasmessa da insetti, mentre molti tendono a confondere strumenti di prevenzione con anticoncezionali, per cui si ritiene che con la pillola, ad esempio, si possa evitare l’acquisizione di infezioni trasmesse sessualmente”.

L’indagine ha coinvolto gli studenti delle province di Milano, Monza/Brianza, Mantova, Roma e Latina e ha evidenziato, dice Anlaids, “alcune importanti lacune conoscitive, specie nei più giovani, nei ragazzi che frequentano gli istituti tecnici rispetto ai liceali, nei figli di genitori stranieri. L’81% di chi riferisce di avere avuto rapporti completi afferma di aver usato il preservativo, ma solo il 58% di non associare alcun problema all’uso dello stesso. Le fonti di informazione da cui i ragazzi affermano di avere avuto o di aspettarsi informazione su HIV o sulle infezioni sessualmente trasmesse sono la scuola (67%) o la televisione (63%). La famiglia (37%) e ‘Internet’ (35%) sono solo al terzo e quarto posto. Ultimi i giornali (22%) e gli amici (15%). I maschi, in particolare, sembrano parlarne meno in famiglia”.

Lo scenario che si deve affrontare, dice Anlaids a congresso, è cambiato negli anni. Aumenta l’età delle persone colpite dal virus, “le terapie consentono alle persone con infezione da HIV in cura di aumentare la loro aspettativa di vita, ma rimangono ancora delle zone d’ombra, come per esempio le numerose presentazioni tardive di pazienti ignari dell’infezione, l’incremento dell’incidenza di alcuni tumori e talvolta una mancata risposta completa delle difese immunitarie di una parte dei soggetti con infezione da HIV”. È rimasto “un miraggio” l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità di portare a zero i casi di infezione. In Italia sti stimano in oltre 3.500 le  nuove infezioni e si registra un pari numero di nuove diagnosi.