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GIOCATTOLI SENZA STEREOTIPI DI GENERE, QUALCOSA SI MUOVE

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I giocattoli spesso riproducono stereotipi di genere presentandosi come giochi “da maschio” e “da femmine”. Ma qualcosa sta cambiando

Sabrina Bergamini

Giocattoli senza sessismo e senza stereotipi di genere, senza rosa e azzurro preconfezionati: è forse la volta buona? La strada per avere giocattoli che non riprendano vecchi stereotipi è ancora lunga, ma qualcosa si sta muovendo. Lo dimostrano le bambole “senza genere” della Mattel e il fatto che più spesso rispetto al passato i cataloghi dei giocattoli inizino a essere più inclusivi rispetto al genere.

 

Di cosa stiamo parlando? Di quella terribile abitudine, sclerotizzata da tempo, di riprodurre con i giocattoli degli stereotipi di genere. È un classico: è la distinzione fra giochi “da maschio” e giochi “da femmina”, dove fra i giocattoli declinati al maschile vengono fatti rientrare le costruzioni, i giochi dell’ingegno e dello sport, mentre fra quelli proposti e classificati come al femminile ci sono la cura della famiglia e delle faccende domestiche, dunque un tripudio di giocattoli per stirare e fare le pulizie, cucinare e quant’altro.

È una divisione che continua a essere presente e si accentua in occasioni come il Natale. Ma qualcosa sta cambiando, dice Tiendeo.it, leader in servizi drive-to-store ed esperti in cataloghi digitali: «8 su 10 dei principali cataloghi digitali di giocattoli iniziano ad essere inclusivi rispetto alle distinzioni di genere».

Giocattoli, verso il cambiamento

Le differenze si stanno progressivamente riducendo, dice Tiendeo. E il cambiamento spetto passa dalla Grande distribuzione.

«La maggior parte dei volantini e dei cataloghi vantano un’offerta ampia e variegata, e iniziano a integrare un numero di immagini e fotografie sempre maggiore di bambini e bambine che in diversi contesti utilizzano indistintamente diversi giochi».

Supermercati e centri commerciali cominciano insomma a buttar già qualche stereotipo di genere, a differenza – dice Tiendeo – dei brand del giocattolo che «risultano più reticenti al cambiamento e in alcuni casi, tuttora ancorati alla distinzione “giochi da maschi” e “giochi da femmine”».

Commenta Eva Martín, CEO e co-founder di Tiendeo: «Sembra che le marche e i negozi siano ricettivi rispetto a questa crescente necessità della società di offrire ai più piccoli la possibilità di scegliere, lasciando da parte gli stereotipi, e che si stia producendo lentamente un cambio di paradigma già visibile nei cataloghi e nei punti vendita».

Accade così che più spesso rispetto al passato venga valorizzata l’immagine del prodotto, in questo caso del giocattolo, senza connotazioni che possano dar luogo a distinzioni di genere. È però un cambiamento che deve ancora farsi strada, se gli stessi autori di questa rilevazione comunque riscontrano come la maggior parte dei cataloghi dei negozi di giocattoli si servano ancora di immagini con le donne in cucina e gli uomini al volante di auto veloci.

Rosa e azzurro, nota dolente

Un’altra nota dolente è poi rappresentata dai colori. Rosa e azzurro, una contrapposizione che viene proposta non solo nei vestiti ma anche nei giocattoli e nella grafica dei cataloghi che li mettono in mostra.

Qualcosa si muove, si è detto. Sono arrivati i giochi solidali e quelli che riproducono le diversità, tutte.

La stessa Mattel ha lanciato qualche tempo fa “Creatable World”, un nuovo concetto di personaggi, attrezzati di ogni sorta di parrucche e accessori in modo che bambini e bambine possano sperimentare e facciano viaggiare l’immaginazione. «Noi crediamo – si legge sul sito della Mattel – che le bambole non debbano avere limiti, proprio come i bambini che ci giocano. Creatable World è una linea di bambole disegnata per far giocare proprio tutti, senza etichette di alcun tipo, offrendo ai bambini la libertà di creare e ricreare i loro personaggi personalizzabili».

È arrivato il tempo di superare la distinzione fra giochi da maschi e da femmine. Che le bambine guidino il trattore e i bambini usino la cucina giocattolo. Senza nessun problema (dei grandi, perchè sono loro gli imputati).