L’anticipazione del dossier Pendolaria di Legambiente stila la classifica delle peggiori linee ferroviarie pendolari d’Italia
16 Dicembre 2019 Sabrina Bergamini
Si giocano ormai la maglia nera delle linee ferroviarie pendolari peggiori d’Italia in tre. L’ex Circumvesuviana, la Roma Nord-Viterbo e la Roma-Ostia Lido, che anche quest’anno si confermano le linee ferroviarie peggiori d’Italia secondo l’anticipazione del dossier Pendolaria di Legambiente.
Non sono le sole, perché la situazione di degrado e disagio che vivono oltre 3 milioni di pendolari in Italia riguardano tutto il paese e comprendono la Milano-Chiasso, la Torino-Chivasso-Ivrea-Aosta, la Genova-Ovada-Acqui Terme, la Verona-Rovigo, la Terni-Sansepolcro, la Battipaglia-Potenza-Metaponto, la Agrigento-Palermo.
Solo per vedere, però, quali sono i principali problemi di tre linee che da qualche anno si contendono in negativo i disagi per i pendolari, basta guardare le criticità evidenziate da Legambiente. La ex Circumvesuviana sconta tagli al servizio, materiale rotabile vecchio e frequenti guasti, col risultato che i passeggeri sono crollati del 22% rispetto al 2012.
Sulla Roma Nord-Viterbo ci sono materiale vecchio, problemi di infrastruttura e stazioni degradate e la velocità media si ferma a 39 km/h. Sulla ferrovia Roma-Lido ci sono guasti frequenti e corse soppresse; rispetto al 2015 circolano 9 treni in meno perché sono passati da 24 a 15.
L’Italia è unita dai disagi
Il rapporto di Legambiente racconta ogni anno lo stato dei treni in circolazione e la ripercussione del trasporto ferroviario sulla vita quotidiana dei pendolari. E denuncia, anno dopo anno, come i disagi siano rilevati da Sud a Nord: «in troppe aree del Paese i treni, anno dopo anno, si riducono; i tempi di percorrenza si allungano, con la conseguenza che sempre più persone abbandonano questa modalità di trasporto perché trovano convogli sempre più affollati, vecchi e con continue cancellazioni. Il risultato è che molti sono così costretti a spostarsi in auto o pullman con evidenti ripercussioni anche sull’inquinamento delle nostre città».
I disagi delle dieci peggiori linee pendolari d’Italia coinvolgono oltre 3 milioni di pendolari. E in alcuni contesti manca ormai la speranza che si possa avere un cambiamento.
«Il rilancio della mobilità su ferro nelle città e la condizione che vivono i pendolari devono diventare una priorità dell’agenda politica nazionale. Oggi questo purtroppo non avviene – ha detto Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – Al nuovo ministro dei Trasporti Paola De Micheli chiediamo di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere. Servono risorse – e purtroppo in Legge di Bilancio non ci sono né per aumentare i treni pendolari né per compararne di nuovi – ma anche scelte radicali e a costo zero a difesa di centinaia di migliaia di persone che ogni giorno prendono il treno in situazioni di degrado inaccettabili».
Legambiente chiede di commissariare le tre peggiori linee.
«Al Ministro chiediamo di esercitare un vero potere di controllo, verifica ed intervento rispetto alle situazioni di più grave disagio, e quando la situazione è come a Roma e a Napoli commissariando le aziende. Sono infatti in larga parte le risorse statali a garantire il servizio su queste linee e i diritti dei cittadini alla mobilità devono essere garantiti».
I treni in circolazione
Un dato positivo che emerge dal rapporto è che si sta riducendo l’età media dei treni in circolazione, perché continua la dismissione dei convogli più vecchi in molte regioni e l’età media è arrivata a 15,4 anni rispetto al 2017 (quando il dato era di 16,8), grazie al trend iniziato negli scorsi anni con l’immissione di nuovi convogli da parte di Trenitalia.
È un miglioramento che riguarda soprattutto Nord e Centro, mentre in Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna si vedranno miglioramenti nei prossimi anni grazie agli investimenti programmati nei Contratti di Servizio con Trenitalia. In Campania, però, l’età media rimane a 19,7 anni e nel Lazio sono sempre più evidenti le differenze tra la penosa condizione dei mezzi ATAC e quelli delle linee FL frequentate dai convogli Trenitalia.
I treni in circolazione non bastano. Negli ultimi anni i pendolari sono aumentati passando da 2,7 a 2,9 milioni sui treni regionali (+7%) mentre il numero di treni in circolazione nelle regioni è aumentato solo dell’1,1%.
«Dobbiamo mettere più treni e rinnovare il parco circolante se vogliamo convincere le persone a scegliere la mobilità sostenibile – aggiunge ancora Zanchini – Nella legge di Bilancio in corso di approvazione non sono previste risorse aggiuntive per potenziare il servizio o per acquistare treni per i pendolari».
Dal 2009, denuncia l’associazione, le risorse dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 21,5% e in molte regioni la conseguenza è stata l’aumento delle tariffe oppure il taglio nei collegamenti ferroviari. Così dal 2010 al 2019 il costo per i pendolari è aumentato senza che a questo corrispondesse un cambio dell’offerta in termini di qualità e quantità.