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CONSUMI: CIBO LOCALE E PRONTO SU, RALLENTA IL SALUTISMO

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Il cibo è locale e italiano ma anche pronto da mangiare. La scelta del 100% italiano convive con quella del “ready to eat”. Nella spesa torna a crescere sia il carrello del lusso sia quello dei prodotti di base, mentre il salutismo mostra i primi segni di rallentamento. Allo stesso tempo, il mercato torna a chiedere convenienza dei prezzi. Sono diverse le dinamiche dei consumi fotografate dall’anteprima digitale del Rapporto Coop 2018 presentato oggi.

 

L’andamento dei consumi, e i cambiamenti indotti da demografia, economia e stili di vita, sono solo alcuni dei dati riportati dal Rapporto redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori). Uno sguardo generale dice che negli ultimi dieci anni nelle famiglie italiane la struttura dei consumi vede più casa e tempo libero, meno trasporti, cibo e abbigliamento. Gli italiani si scoprono un popolo di ecologisti: il 57% di loro ha cambiato abitudini nell’ultimo anno. Ci si sposta di più a piedi e si riduce l’uso dell’auto, si è attenti alla raccolta differenziata, al consumo di acqua, al consumo di elettricità, si presta più attenzione agli sprechi alimentari, si compra frutta e verdura di stagione o a km zero. Gli italiani sono i leader dell’alimentare in Europa: sono i primo per acquisti di cibo.

Nel carrello della spesa, etnico, lusso e pronto sono ancora in forte crescita. Aumenta il gradimento dei consumatori nei confronti del prodotti 100% italiano e di Doc, Igp e Dop. Vince ancora il “cibo della rinuncia”, inteso come i prodotti che in etichetta riportano le indicazioni “senza zuccheri aggiunti, veg, senza olio di palma, senza sale, pochi zuccheri, senza lattosio”. Crescono gli ingredienti naturali come quinoa, integrale, farro e zucchero di canna (ma non il kamut). Rallenta però la crescita del carrello salute e dei cibi salutistici.

Il quadro nel quale si dipana questa analisi dice che in Italia, dopo quasi cinque anni, la ripresa è sempre più lenta (+1,2% la variazione attesa del Pil nel 2018 contro 1,5% effettivo del 2017) e “va a vantaggio di pochi, non risolleva le sorti della classe media e addirittura spinge ancora più in basso le condizioni delle famiglie in maggiore difficoltà – spiega la Coop –  In sostanza chi è povero rimane tale: il 62% degli italiani che si trova nel 20% inferiore nella distribuzione del reddito è tale anche dopo 4 anni, una percentuale superiore di 5,5 punti percentuali rispetto alla media dei 36 Paesi Ocse.  Da premesse simili arrivano dati non incoraggianti sui consumi. L’Italia del 2017 resta il fanalino di coda in Europa con una riduzione dei consumi delle famiglie rispetto al 2010 di oltre il 2% (-2,2%) a fronte di un solido +12,7% tedesco, di un +10,2% francese e di una sostanziale stabilità spagnola (0,1%). E anche nell’ultimo anno il dato italiano (+0,7%) è il più basso tra le grandi economie europee. Le famiglie benestanti spendono 4 volte di più rispetto a quelle con bassa capacità di spesa e tra una famiglia trentina e una calabrese il differenziale all’anno è pari a 17.000 euro”.

Scendendo più nel dettaglio, uno dei dati che emerge è sicuramente la “coscienza verde” degli italiani. 9 italiani su 10 ritengono che vivere in un ambiente salubre sia una condizione fondamentale per conseguire una elevata qualità della vita (83% in Francia e solo 72% in Germania). E nel carrello compare la preferenza per il meno plastica (+14) e il biodegradabile (+6%). Persino là dove come nel caso dei detergenti domestici il mercato annaspa (-0,8%), le scelte green fanno segnare una crescita a valore dell’8,8%. Prodotti ecologici e responsabili hanno raggiunto nel primo semestre 2018 quota 2 mld di euro nelle vendite (contro i 3,6 mld di tutto il 2017).

Internet e la tecnologia digitale sono in cima ai pensieri degli italiani, che al tempo stesso dimostrano una maggiore consapevolezza: uno su tre riconosce di aver contratto una forma di dipendenza dal suo smartphone (peraltro il mercato continua a crescere: + 3,6 %, oltre un punto percentuale in più della media europea). E in fatto di social la piazza piccola ma sicura di Whatsapp supera la ben più affollata Facebook (82,9% vs 68,8% la percentuale di chi lo utilizza quotidianamente).

Il capitolo cibo racconta ancora una volta la tipicità degli italiani, primi per spesa alimentare in Europa e nel mondo (19% la quota di spesa destinata a cibo e bevande, il massimo dell’ultimo decennio) e precursori verso una dieta bilanciata e salubre. Si privilegia gli acquisti di frutta e verdura (+ 8,6% la crescita a volume dell’ortofrutta confezionata), pane e cereali rinunciando sempre più a zuccheri e grassi. Ciò nonostante dopo un 2017 molto positivo il primo semestre dell’anno presenta una crescita molto debole (+0,6% a valore, con una inflazione dell’1,1%) e con un netto spostamento a favore dei freschi e dei prodotti confezionati.

Le differenze nei consumi dicono che da un lato, insieme a quello etnico, cresce il carrello del lusso (+9,3%) ma contemporaneamente, dopo anni, torna positivo anche quello dei prodotti più basici (+2,1%). Spiega la Coop: “Negli ultimi mesi, infatti, il mercato torna a chiedere convenienza e si riaccende la pressione sui prezzi. Tra i 10 prodotti che calano di più nel carrello compaiono il cioccolato, lo zucchero raffinato, il burro, le merendine, la panna da cucina. Il salutismo, trend vincente degli ultimi anni a tavola, mostra però i primi segni di rallentamento dovuti alla qualificazione dei trend e probabilmente alla saturazione di alcuni spazi di mercato”. Il carrello della salute aumenta ancora del 2,3% (ma era +5% nel 2017) e le sue singole componenti evidenziano andamenti diversi: il senza glutine segna un +1% nell’ultimo anno (ma tra 2014 e 2018 era cresciuto di ben 15 punti percentuali), il dietetico è sostanzialmente fermo e i sostituti delle proteine animali sono in calo (seitan -0,3%, tofu -0,5%, pasta di kamut -1,1%). Continua però la crescita dei prodotti senza lattosio (+6%) e dei prodotti biologici che crescono ancora a doppia cifra e sono oramai nelle dispense di quasi tutte le famiglie italiane (chi è dichiaratamente biosalutista è il 19% della popolazione).

Metà degli italiani si dichiara tradizionalista in fatto di cibo mentre l’altra metà oscilla fra voglia di risparmio e stili alimentari innovativi. C’è anche qualche “vegano pentito”. “Persino tra i veg & veg che fino a poco tempo fa sembravano dominare il panorama dei trend a tavola compaiono i primi pentiti: a fronte di un 8,3% che dichiara di esserlo, il 9,7% afferma di esserlo stato e di averci rinunciato – dice la Coop – Modernità che va ancora una volta di pari passo con la tradizione e il senso di appartenenza che continua a indirizzare i consumatori italiani verso prodotti italiani (+9% il “100%” italiano), privilegiando i piccoli brand alla grande marca (+4,3%)”. Il fenomeno del momento in fatto di cibo è il “ready to eat” (pronto da mangiare), che fa registrare un aumento del 6% nel carrello. L’altra alternativa è l’e-food. Solo nei primi tre mesi del 2018, 3,5 milioni di italiani (+ 80% rispetto al 2017) è ricorso al food delivery, mentre l’online alimentare registra un balzo in avanti di un +34% nei primi sei mesi dell’anno.