Secondo uno studio di Confcommercio, nel 2020 crollano i consumi con -107 miliardi in soli quattro settori: abbigliamento, trasporti, tempo libero, alberghi e ristorazione. In aumento solo alimentari e utenze domestiche. UNC: urge riforma del Fisco
Nel 2020 gli effetti della pandemia hanno impattato in maniera consistente sui consumi, con quasi 130 miliardi di spesa persa. È quanto emerge dal rapporto dell’Ufficio Studi Confcommercio “La prima grande crisi del terziario di mercato”.
Di questi 130 miliardi, l’83%, pari a circa 107 miliardi di euro, riguarda quattro macro-settori: abbigliamento e calzature, trasporti, ricreazione, spettacoli e cultura e alberghi e pubblici esercizi.
Confcommercio: il Covid taglia del 9,6% il valore aggiunto del terziario
Inoltre, per la prima volta in 25 anni di crescita ininterrotta, si è ridotta la quota di valore aggiunto del terziario del 9,6% rispetto al 2019. In particolare, i settori del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti arrivano a perdere complessivamente il 13,2%.
Il segmento del commercio, in virtù della tenuta del dettaglio alimentare, ha in una certa misura contenuto le perdite, attestandosi a -7,3%. In doppia cifra, per contro, appare la contrazione nei trasporti (-17,1%); di eccezionale entità quella registrata nel comparto dei servizi di alloggio e ristorazione (-40,1%).
La branca più penalizzata subito dopo i settori connessi ai movimenti turistici è risultata quella delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, il cui prodotto è diminuito rispetto al 2019 di oltre il 27%.
“Le perdite di PIL a valori correnti, lo scorso anno, sono state pari a poco più di 139 miliardi di euro (-7,8% rispetto al 2019) – spiega Confcommercio, – quasi totalmente a causa del crollo dei consumi interni, inclusa la spesa degli stranieri, che ha raggiunto la cifra di circa 129 miliardi di euro (-11,7%)”.
Commercio, UNC: urge riforma fiscale
“Uno tsunami si è abbattuto sul commercio. Se per alcuni settori, come abbigliamento e calzature, con la fine del lockdown è atteso un logico e consistente rimbalzo, per recuperare quanto non acquistato nel 2020, per altri, come trasporti, ricreazione, alberghi e cultura, nonostante sia lecito attendersi una ripresa e una ritrovata voglia degli italiani di tornare a spendere, circolare e vivere come prima, non si potranno riprendere i miliardi persi durante la pandemia”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Insomma, sono settori che impiegheranno anni per riprendersi per davvero, anche perché il crollo del reddito disponibile delle famiglie avvenuto nel 2020, una caduta del 2,8% pari a 32 miliardi, peserà per molto sulle spese non obbligate. Per questo urge una riforma fiscale che ridia capacità di spesa ai ceti meno abbienti”, conclude Dona.