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ALIMENTI MADE IN ITALY: FACCIAMO CHIAREZZA

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Un argomento che sta interessando i cittadini è quello degli alimenti prodotti in Italia e la loro difesa. Il nostro Governo ha deciso di indicare in etichetta il luogo di origine delle materie prime con l’intento di favorire il consumo dei prodotti “interamente” nazionali. Si tratta di una scelta “politica” il cui obiettivo è di favorire le produzioni alimentari italiane, ma soprattutto quelle primarie agricole e zootecniche.

Alla base di questa scelta c’è un’indagine del Ministero dell’”Agricoltura” del 2015 sulle preferenze “alimentari” degli italiani da cui risulta che la stragrande maggioranza dei cittadini vuole informazioni chiare sull’origine degli alimenti e che comunque preferisce quelli nazionali.

 

Generalmente si omette di dire che l’indagine è stata fatta su base volontaria; ovvero circa 26.500 cittadini hanno risposto ai quesiti del Ministero dell’Agricoltura. Pochi sanno che ai quesiti hanno risposto circa 24.000 persone in possesso di diploma di scuola superiore o di laurea. Quelli in possesso soltanto del diploma di scuola media o elementare sono stati 2600 circa. Non sappiamo quale risultato si sarebbe ottenuto se l’indagine fosse stata condotta con criteri scientifici su un campione realmente rappresentativo della popolazione italiana.

Il problema di fondo è comunque quello di capire cosa sia un alimento made in Italy, ovvero se si deve tenere conto delle capacità del “produttore “ finale oppure è necessario che la “filiera” debba essere tutta italiana a partire dalla materia prima, come avviene nel caso degli alimenti DOP o DOC (vino).

Questo dato è molto importante perché gran parte della nostra industria alimentare utilizza largamente materie prime di importazione. Purtroppo infatti alcune  produzioni primarie agricole e zootecniche non sono sufficienti a coprire i fabbisogni delle aziende  alimentari nazionali siano esse industriali o artigianali.

Il nocciolo della questione è che, non di rado, a parità di qualità, le materie prime d’importazione hanno prezzi concorrenziali a quelli degli analoghi prodotti italiani. Ciò dipende dal fatto che in alcuni Paesi le condizioni ambientali sono migliori e che il costo della manodopera è più basso che da noi;  i nostri produttori sono quindi penalizzati rispetti ai “competitor” stranieri.

Le aziende dei prodotti da forno, debbono importare molto grano (sia duro che tenero) necessari per la produzione della pasta, dei dolci, del pane. Siamo deficitari di olio di oliva, di pesce (ne importiamo oltre il 70 %), di succhi di frutta, di nocciole, ma anche di latte, carne rossa e, ovviamente, frutti esotici.

Il problema riguarda anche il settore zootecnico e in particolare quello dell’allevamento suino e avicolo.

Infatti, sia i maiali sia i polli si alimentano con mangimi in cui sono presenti importanti quantità di mais e soia anche geneticamente modificate che importiamo. Secondo alcuni, i salumi DOP, che si ottengono da carni di maiali allevati in Italia, non potrebbero fregiarsi di tale denominazione perché sono alimentati con prodotti d’importazione.

Anche se in modo molto larvato alle volte si lascia intendere che gli alimenti “interamente” italiani sono più sicuri; le norme vigenti obbligano tutte le aziende alimentari al controllo delle materie prime siano esse nazionali o d’importazione e quelle irregolari sono  inesorabilmente scartate. Di conseguenza per quanto riguarda la sicurezza essa è la stessa indipendentemente dall’origine delle materie prime.

Il problema di fondo è però quello di specificare se gli alimenti prodotti in Italia utilizzando materie prime di importazione possono fregiarsi o meno del marchio “made in Italy”.  Si tratta di chiarire se le eccellenti capacità di trasformazione delle nostre aziende piccole e grandi meritino di essere riconosciute oppure, seguendo il parere di alcuni demagoghi,  debbano essere considerate di “serie B”.

Bisogna ricordare che una delle principali voci delle nostre esportazioni, di cui si vantano molti dei nostri rappresentanti politici, è rappresentata proprio dagli alimenti prodotti dalle nostre industrie e che contengono materie prime d’importazione.

Forse sarebbe il caso di dire apertamente che le nostre attività agricole e zootecniche sono in difficoltà e che bisogna fare del tutto per sostenerle con politiche sensate. Non sarà certo il consumo esclusivo d’inesistenti mortadelle o di panettoni fatti interamente con ingredienti italiani a risolvere i problemi del nostro Paese.