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ALCOL: CONSUMO IN AUMENTO. A BERE PIÙ SPESSO SONO I GIOVANI

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Enpam e Eurispes hanno fotografato il fenomeno dell’alcolismo in Italia con tre diversi sondaggi. Quasi la metà del campione ammette di bere eccessivamente “ogni tanto” (47,7%), l’11,1% lo fa “spesso”, solo lo 0,7% “tutti i giorni”. Si inizia presto: il 15,8% ha bevuto il primo bicchiere tra gli 11 e i 13 anni. Sono dati che, se confrontati con i risultati del Rapporto Italia dell’Eurispes del 2010, segnalano un aumento del consumo eccessivo.Nel 2010, infatti, la quota di chi beveva “spesso” era dell’1,6%, la quota di chi eccedeva “qualche volta” si fermava al 33,7%.

Ed è tra i giovani che la percentuale dei consumatori occasionali cresce ancora rispetto alla media, arrivando al 60% tra i 18-24enni e al 59,2% tra i 25-34enni. “Con questa indagine, ampia ed articolata abbiamo, a distanza di quasi trent’anni, fatto il punto sulla evoluzione del fenomeno e sulle sue derive.

I dati che emergono testimoniano una cresciuta consapevolezza, ma anche la necessità di un impegno costante sul piano della prevenzione e del sostegno alle famiglie interessate, così come su quello culturale, della comunicazione e dell’informazione”, ha dichiarato il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara.

Come cambiano le abitudini in Italia

Si beve sempre di più fuori dai pasti, in dosi massicce e in un tempo circoscritto, si legge nella ricerca. I dati dell’Osservatorio Enpam-Eurispes rivelano che oltre tre italiani su dieci bevono alcol quando si trovano “in compagnia” (32,1%), il 23,6% quando “ne ha voglia”, una percentuale quasi analoga lo fa “durante i pasti” (23,2%), il 21,2% “in occasione di ricorrenze”. La tendenza a bere in compagnia è più accentuata tra i giovani 18-24 anni (45%), mentre tra i 25-34enni l’abitudine a bere quando se ne ha voglia raggiunge il 32,7%. Dati spia di abitudini potenzialmente a rischio che caratterizzano più i giovani rispetto agli adulti e agli anziani.

E poi ci sono le nuove tendenze: si inizia a bere più precocemente (93,7%), le donne bevono più che in passato (93,3%), si beve di più lontano dai pasti (90,5%), si bevono più superalcolici (78,5%), si associa più spesso il consumo di alcol a quello della droga (73,2%), sono più frequenti gli episodi di ubriacatura (71,4%).

Il consumo di alcol tra i giovani

Il consumo di alcol è molto diffuso tra i giovani. Tre su dieci nella fascia 18-24enni, il 23% tra i 25-34enni. Le differenze tra i due sessi sono sempre più sottili, anche se rimane più alto il numero delle donne astemie (28,1% contro il 10,5%). Si inizia a consumare alcolici sempre più presto: più della metà dei ragazzi che ha confessato di fare uso di alcol, ha bevuto il primo bicchiere tra gli 11 e i 14 anni (52,8%), più di un quarto dai 15 anni in su (26,9%), e quasi due su dieci addirittura prima degli 11 anni (18,4%).

Piace soprattutto la birra: solo il 12,2% dice di non berla “mai” e il 21,2% lo fa “spesso”. Seguono cocktail e aperitivi e in terza posizione il vino, poi shottini e superalcolici. I giovani bevono soprattutto per sballo. Sette ragazzi su dieci rispondono che queste bevande “piacciono” (71,1%), oltre un quinto sottolinea che “aiutano a divertirsi” (21,6%), il 4% confessa che servono a “dimenticare i problemi”, il 3,2% se la cava con un “lo fanno tutti”. E un terzo degli intervistati afferma di aver giocato con gli amici a chi beve di più (33,1%) e che una identica percentuale rivela di aver visto un amico o un conoscente riprendersi o lasciarsi riprendere in video mentre beveva.

Preoccupano fenomeni come il binge drinking, ovvero l’“abbuffata alcolica” tipia della popolazione giovanile tra gli 11 e i 17 anni. Così come la tendenza legata al primo contatto, sempre più precoce, dei giovani verso l’alcol. L’incidenza di certi comportamenti è sensibilmente influenzata dall’uso massivo delle nuove tecnologie e dai social network”, ha spiegato il Presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti.

L’immagine del consumatore di alcol

Un quarto degli italiani associa l’alcol a situazioni di convivialità (23,8%), il 17,1% lo accomuna ad una sensazione di piacere, l’11,9% ad un concetto di spensieratezza, un cittadino su dieci al relax (10,6%). Più contenute le percentuali di chi lo associa ad un’immagine non positiva: fuga dai problemi (9,3%), perdita del controllo (9%), pericolo (7,3%).

Il dato relativo alla risposta “convivialità” passa dall’ 16,5% nella fascia tra i 18-24 anni ad un valore massimo di 26,8% nella fascia dei più anziani. Sono i più giovani, invece, ad associare all’alcol il concetto di “piacere”.

Contrastare il fenomeno, il parere dei medici

Le indagini hanno coinvolto anche operatori sanitari. In merito alle azioni per contrastare il fenomeno, i medici intervistati parlano di strutture mediche dedicate alla cura e al sostegno dei pazienti con problemi legati all’alcol sono “scarse” (53,8%), per il 29% sono “insufficienti”, per il 16,2% sono invece “sufficienti” e solo l’1% ritiene siano “ampiamente sufficienti”. Coloro che danno un giudizio nettamente negativo sono concentrati in Sicilia, Sardegna e nelle isole minori.

Per la maggioranza degli intervistati non sono sufficienti nemmeno le campagne di sensibilizzazione e informazione promesse dallo Stato; uno strumento apprezzato dai medici e che dovrebbe essere più diffuso. Quasi nove su dieci ritengono le campagne “insufficienti” (88,2%).

Oltre la metà dei medici crede debba essere la scuola a dover educare (51,3%). L’altra metà si divide tra chi ritiene le campagne di sensibilizzazione un ottimo strumento (16,6%), chi chiede di modificare l’immagine che pubblicità e media diffondono (9,9%), chi ritiene sia necessario promuovere servizi di consulenza dedicati (8,7%), chi vorrebbe una regolamentazione più restrittiva per la vendita (7,5%), chi vede la soluzione nell’incremento di centri di assistenza e recupero (6%).