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TRIBUNALE ROMA: I GENITORI PUBBLICANO FOTO DEI FIGLI SUI SOCIAL, RISCHIANO UNA MULTA FINO A 10MILA EURO

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EDOARDO IZZO

Per i genitori che decideranno di pubblicare le fotografie dei figli minorenni su Facebook, Twitter e altri social – ha stabilito il tribunale di Roma con un’ordinanza del 23 dicembre 2017 – non ci sarà solo l’obbligo di rimozione delle immagini dai social network, ma anche il pagamento di una multa. 

Tutto è partito – come spiega Il Sole24Ore – dal caso di un ragazzino di 16 anni che ha chiesto «tutela» contro la madre che postava sul web foto e commenti su di lui. Il giudice ha stabilito che se la donna dovesse ripetere il comportamento sarà costretta a «pagare la cifra di 10 mila euro come sanzione». Il riferimento giuridico che ha portato alla decisione del giudice è contenuto nell’articolo 96 della legge sul diritto d’autore che prevede che il ritratto di una persona non possa essere esposto senza il suo consenso, salve eccezioni. Senza contare che i minori godono di una tutela rafforzata data dall’articolo 16 della Convenzione sui diritti del fanciullo approvata nel 1989. 

La sentenza del Tribunale civile di Roma  

Alla madre, è scritto nella sentenza del Tribunale civile di Roma, si «inibisce dal momento della comunicazione del presente provvedimento a la diffusione in social network, comunque denominati, e nei mass media delle immagini, delle informazioni e di ogni dato relativo al figlio e si dispone che provveda entro il 1 febbraio 2018, alla rimozione di immagini, informazioni, dati relativi al figlio dalla stessa inseriti su social network». Lo stesso tribunale «determina ex art. 614-bis c.p.c., nella misura di euro la somma dovuta dal tutore al minore».  

Il minore aveva scelto di proseguire gli studi all’estero per stare lontano dall’attuale contesto sociale, nel quale tutti i compagni sarebbero a conoscenza delle sue vicende personali, rese note dalla madre con uso costante e sistematico dei social network. «La circostanza – è scritto ancora nella sentenza del giudice Monica Velletti – non solo è confermata dalla documentazione in atti, ma non è stata smentita dalla stessa nel corso dell’udienza del 31 maggio 2017». «La massiccia presenza mediatica della vicenda del minore, giustifica il turbamento dello stesso e la resistenza a proseguire gli studi in un contesto nel quale particolari della propria vita personale, sono ampiamente noti».