I Giudici della Suprema Corte, con l’ordinanza n. 4168/18, condannano un medico odontoiatra che aveva il reddito entro gli studi di settore ma presentava un insolito uso di materiali di consumo.
Il caso. Cosa succede se il professionista usa una quantità notevole di materiali di consumo, insolita rispetto al volume d’affari denunciato al Fisco? Può essere oggetto di un accertamento delle Entrate. Il caso esaminato dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza del 21 febbraio 2018 n. 4168 non lascia dubbi: la Corte ha rigettato il ricorso di un contribuente, medico odontoiatra, che aveva ricevuto un avviso di accertamento per IRPEF ed IRAP relativo all’anno 2015. Il professionista denunciava entro i parametri fissati dagli studi di settore, ma al Fisco, evidentemente, ciò non bastava, contestandogli dei ricavi in nero.
Guanti “usa e getta”. Il nucleo centrale dell’accertamento era costituito dall’entità sproporzionata del materiale “usa e getta” che, secondo l’Ufficio, era utilizzato per l’espletamento delle prestazioni professionali per cure ed interventi odontoiatrici nell’anno in esame. Si trattava per lo più di guanti necessari per l’attività del medico, secondo il quale il quantitativo era stato determinato dall’Ufficio in modo del tutto arbitrario.
Secondo la Cassazione, invece, la sentenza impugnata era corretta, «costituendo dato assolutamente normale e corrispondente ai canoni di ragionevole probabilità quello secondo cui, per ciascuna prestazione odontoiatrica, si adoperi tendenzialmente una certa quantità di materiale di consumo, onde tale elemento rappresenta un fatto noto capace, anche di per sé solo, di lasciare ragionevolmente e verosimilmente presumere il numero delle prestazioni effettuate ed i relativi ricavi».