Siamo in pizzeria, in una serata qualsiasi, a mangiare con un gruppo di amici o con la famiglia. Un antipasto un po’ abbondante e una pizza a testa. Alla fine del pasto siamo troppo sazi per finire tutto e qualcosa resta nel piatto. Che si fa? Facile, si chiede un “rimpiattino” che altro non è che versione tutta italiana della Doggy Bag. A coniare il neologismo che identificherà il pacchetto con il cibo avanzato da portare a casa ci ha pensato la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e Comieco (Consorzio Nazionale per il recupero e riciclo di carta e cartone).
Attraverso un apposito concorso sono state selezionate le proposte giunte dai ristoranti che hanno partecipato all’iniziativa e alla fine ha vinto l’idea del “rimpiattino” che diventerà la principale “arma” contro lo spreco alimentare quando si mangia fuoricasa. Un progetto che si propone, attraverso il coinvolgimento diretto del mondo della ristorazione, di fare della doggy bag una pratica sempre più consolidata nella cultura italiana.
“Rimpiattino è a nostro parere una scelta che sintetizza perfettamente lo spirito di questa iniziativa e l’impegno messo in campo dal mondo della ristorazione contro lo spreco alimentare”, commenta il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani. “Non un vero e proprio neologismo ma un concetto che riporta alla cultura, tutta italiana, del “rimpiattare”, ovvero del saper rielaborare gli avanzi del giorno precedente perché il cibo non si spreca non solo per ragioni economiche ma per rispetto alla fatica ed al lavoro necessari per portarlo in tavola”.
“La sensibilità nel mondo della ristorazione è cresciuta e con questa anche quella dei consumatori che, in modo proattivo, da una parte propongono e dall’altra chiedono sempre più con disinvoltura di portare a casa cibo o vino avanzati al ristorante”, afferma Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco. “Allargare l’adozione di questa buona pratica inizialmente diffusa nei ristoranti della zona Expo all’intero bacino nazionale di FIPE è un ulteriore passo avanti nella crescita di comportamenti responsabili e sostenibili”.
Il lancio ufficiale del “rimpiattino” è stato per Fipe l’occasione per fare il punto sull’impegno e l’attenzione alla sostenibilità messa in campo dai bar e ristoranti italiani, con particolare riferimento al tema dello spreco alimentare.
Secondo la ricerca condotta dall’ufficio studi Fipe emerge che negli ultimi anni è notevolmente cresciuta la sensibilità dell’opinione pubblica e delle imprese della ristorazione sul tema dello spreco alimentare.
L’80% dei ristoratori considera rilevante il problema dello spreco di cibo nei loro esercizi (tra questi il 50,6% lo considera addirittura molto rilevante).
È il consumo finale il momento in cui avviene il maggiore spreco di cibo (per il 51,6% dei ristoratori), seguito dall’approvvigionamento e dalla preparazione, pressoché considerati a pari merito (rispettivamente dal 25,4% e dal 25,0% del campione).
Nonostante infatti sia elevata la quantità di cibo che resta sulla tavola, raramente i clienti chiedono di poter portare via gli alimenti non consumati, evidenza dichiarata dal 69% degli intervistati. Lo stesso problema avviene per il vino.
I motivi alla base di questo gap risiedono principalmente, secondo gli imprenditori, nell’imbarazzo (55%), seguito da scomodità (19,5%) o indifferenza (18,3%).