Il Comitato per l’Ambiente del Parlamento europeo ha votato ieri per un rafforzamento di alcune disposizioni della proposta di direttiva Ue riguardo all’utilizzo della plastica usa e getta. Gli emendamenti adottati dal Comitato vorrebbero aggiungere alla lista dei prodotti che saranno banditi dal 2021, come previsto già dalla Commissione Ue, anche sacchetti di plastica molto leggeri e contenitori per fast food in polistirolo espanso.
Il Comitato ha inoltre votato a favore della richiesta di utilizzare almeno il 35% di materiale riciclato per i contenitori delle bevande a partire dal 2025. Altre novità sono l’introduzione di un target per la riduzione del consumo di plastica nella produzione dei filtri per le sigarette. Questo emendamento è stato introdotto per tagliare della metà l’utilizzo di questi filtri rispetto al livello registrato nel 2014 raggiungendo il 20% totale di utilizzo a partire dal 2030. L’obiettivo è di rimpiazzare i filtri in plastica con quelli biodegradabili e eco-friendly.
Gli Stati membri dovrebbero inoltre garantire la raccolta di almeno il 50% di reti e attrezzi da pesca contenenti plastica persi o abbandonati.
La relazione sarà esaminata dalla plenaria di Strasburgo nella seduta di fine ottobre.
Il movimento globale “Break Free From Plastic”, che lo scorso 9 ottobre ha pubblicato i risultati di 239 brand audits in 42 paesi in 6 continenti, fa presente che non dipende solo dal consumatore se la plastica finisce in mare o sulle spiagge.
Sono stati catalogati oltre 187 mila rifiuti in plastica e identificati migliaia di marchi i cui imballaggi sono principalmente monouso. Gli imballaggi usa e getta di Coca-Cola erano presenti in 40 paesi.
“I brand audit offrono una prova innegabile del massiccio contributo delle grandi multinazionali alla grave crisi globale dell’inquinamento da plastica“, dice Von Hernandez, coordinatore globale della coalizione Break Free From Plastic, “Continuando ad inondare il mercato con enormi quantità di imballaggi in plastica usa e getta, queste aziende sono responsabili dello stato di contaminazione del Pianeta. È il momento che le grandi multinazionali si assumano le proprie responsabilità e la smettano di colpevolizzare i cittadini per l’utilizzo dei loro prodotti inquinanti e, il più delle volte, inutili e superflui”.