Tra le tante difficoltà di questo periodo in emergenza Covid-19 certamente quelle sanitarie stanno (giustamente) monopolizzando l’attenzione. La prima battaglia da vincere è quella contro la diffusione del virus e per questo siamo tutti chiamati al rispetto rigoroso delle prescrizioni volte a contenere il contagio.
Tuttavia si attendevano in questi giorni anche le misure economiche del Governo a sostegno delle imprese e dei consumatori: il provvedimento era atteso da giorni e, di rinvio in rinvio, è stato finalmente annunciato soltanto nella giornata del 16 marzo scorso.
Da tempo con l’Unione Nazionale Consumatori reclamavamo misure per sostenere le famiglie duramente colpite dal blocco della nostra economia: raccogliendo quotidianamente la voce dei cittadini ai nostri sportelli, avevamo sollecitato il Governo a realizzare interventi sui mutui, sui finanziamenti privati, sulle bollette energetiche e telefoniche, sugli affitti, ma anche a semplificare la burocrazia delle scadenze e dei contenziosi che non possono diventare un ulteriore problema in questo periodo già così complesso.
L’esito di questa iniziativa (che ha preso il nome di decreto “Cura Italia”) è particolarmente deludente: il provvedimento, accanto ad alcuni meritori interventi volti a potenziare la risposta del sistema sanitario, non manca però anche di dilungarsi in iniziative estemporanee (come il sostegno alla Rai o ad Alitalia, il finanziamento della comunicazione digitale di Palazzo Chigi e persino il sostegno al Made in Italy), lasciando però a bocca asciutta i consumatori che non vedranno realizzarsi nessun concreto sostegno alle loro difficoltà contingenti. I pochi provvedimenti mirati ai consumatori, infatti, sono di minima entità e riservati al mese di marzo: ben poca cosa davanti alla gravità del momento economico.
Così, nonostante annunci stampa roboanti (si era parlato di una moratoria di 18 mesi) sui mutui scopriamo che solo una ridottissima platea di beneficiari (per 9 mesi) potrà sospendere i versamenti; le scadenze fiscali del 16 marzo sono rinviate a fine mese; nessuno “sconto” arriva per le bollette elettriche dove ancora paghiamo oltre il 50% tra tasse e oneri di sistema.
A ciò si aggiunga, pensate, che i vari decreti intervenuti nei giorni dell’emergenza arrivano persino a comprimere i diritti dei cittadini: come già avvenuto per i pacchetti turistici, infatti, anche per il rimborso degli alberghi e per i biglietti di spettacoli e musei si stabilisce una deroga rispetto alla facoltà di avere il rimborso del biglietto, prevedendo solo un voucher di pari importo al titolo di acquisto (per di più da utilizzare entro un anno dall’emissione). È solo un esempio per dire che nonostante i molti miliardi, per aiutare tour operator e organizzatori di eventi, di fatto il sacrificio è chiesto al consumatore: non è certo privando gli utenti dei loro diritti che si invoglierà lo spettatore o il turista a fare nuove prenotazioni!
E per concludere, cadono nel nuovo anche i nostri appelli a regolamentare i contratti in essere che rischiano di costare caro ai consumatori visto che la maggior parte degli operatori si rifiuta di rimborsare gli utenti: dalle compagnie aeree (con Ryanair ed EasyJet in testa) alle palestre, passando per asili, scuole private etc. Tutti cercano di difendere il proprio orticello a discapito del consumatore.
Ecco perché, con l’Unione Nazionale Consumatori abbiamo elaborato un vero e proprio vademecum sulle spese correnti: un primo elenco dei “costi rimborsabili” da quando sono vietati per legge gli spostamenti, le vacanze, tutte le manifestazioni sportive, ogni tipo di evento, la frequentazione di palestre, corsi, scuole, università. A ciò si aggiunga che sono stati chiusi gli impianti nei comprensori sciistici ed anche musei, bar, ristoranti e la maggior parte dei negozi, garantendo solo i servizi essenziali: alimentari, farmacie, distributori di carburante, edicole, ottici, ferramenta, banche, poste, assicurazioni e trasporti, idraulici, elettricisti.
Questi provvedimenti, pur doverosi per la salute pubblica, hanno generato, però, un ampio contenzioso: i consumatori, non potendo usufruire di un determinato servizio, ci chiedono come comportarsi nei confronti dei fornitori con i quali hanno sottoscritto contratti per abbonamenti o corsi.