Home Notizie utili PERCHÉ I PRODOTTI CHE ACQUISTIAMO SONO SEMPRE PIÙ PICCOLI? SI CHIAMA SHRINKFLATION...

PERCHÉ I PRODOTTI CHE ACQUISTIAMO SONO SEMPRE PIÙ PICCOLI? SI CHIAMA SHRINKFLATION E ALLEGGERISCE IL NOSTRO PORTAFOGLIO

293
0

Vi ricordate la famosa pubblicità di inizio anni Novanta che fissava a 10 il numero di morsi necessari per gustarsi un intero gelato? Bene, oggi potete scordarvi un piacere così lungo. Basta infatti prestare un minimo di attenzione ai prodotti che sono in vendita sugli scaffali dei supermercati per accorgersi che ciò che acquistiamo si sta “rimpicciolendo” ogni anno che passa: vale sia per le confezioni che per il peso, per il numero di biscotti e via discorrendo. Persino i fazzoletti usa e getta si sono ridotti: in ogni pacchetto sono nove (e non più dieci).+

Il problema per noi consumatori è che questo rimpicciolimento è tenuto ben nascosto anche perché di corrispondente calo dei prezzi non se ne parla proprio. Anzi spesso addirittura aumentato!

Sono stati i giornali britannici a parlare per primi del fenomeno, ribattezzandolo “shrinkflation”. Scopriamo di che si tratta. L’espressione nasce dalla fusione dei due termini “shrinkage” (“contrazione”) e “inflation” (“rincaro”) e sta a indicare proprio quel processo attraverso cui vengono ridotte le dimensioni dei prodotti di largo consumo mantenendo però sostanzialmente i prezzi invariati se non, come detto, aumentandoli.

Tutto ciò avviene sotto lo sguardo inconsapevole del consumatore, il quale nel momento in cui acquista ad esempio una busta di patatine fritte difficilmente si chiede che dimensioni aveva la confezione di quello specifico prodotto uno o due anni fa. Il raggiro è servito senza che nessuno se ne accorga. E non vale solo per le patatine fritte, ma anche per tanti altri casi, dall’insalata in busta alla scatoletta di tonno piuttosto che alla vaschetta di gelato.

Le aziende si difendono dichiarandosi più attente all’obesità o allo stile di vita dei single, ma la verità è che grazie a tecnologie sempre più sofisticate del packaging, sommate alla necessità diffusa di far cassa in anni di crisi economica, molti produttori hanno optato per un “restringimento” generale di ciò che si vende, contribuendo ad intaccare i nostri risparmi senza che ce ne accorgessimo.

Beh, se qualcuno leggendo fin qui avesse pensato che la mia è solo dietrologia, a rispondere ecco i numeri: secondo gli economisti dell’Istituto di statistica britannico (Ons, Office for National Statistics), negli ultimi sei anni in circa 2.500 casi le confezioni di prodotti sono state ridimensionate in peso e quantità (soprattutto alimentari e igiene per la casa).

La situazione in Italia è stata fotografata da Istat: dal 2012 al 2017 i casi analoghi registrati in mercati, rivendite e super-mercati sono stati 7.306. Nello stesso periodo, di 4.983 prodotti è stato modificato non solo il confezionamento ma anche il prezzo. Le classi di prodotto interessate dal fenomeno della “shrinkflation” sono in totale 11. I picchi si registrano nel settore merceologico di zuccheri, dolciumi, confetture, cioccolato, miele (in 613 casi diminuzione della quantità e aumento del prezzo) e in quello del pane e dei cereali (788 casi in cui, però, si è riscontrata solo una riduzione delle confezioni). Bibite, succhi di frutta, latte, formaggi, creme e lozioni sono le altre categorie di prodotti a cui è bene prestare particolare attenzione.

Ed allora, come difendersi? In Italia, a parte le ultime rilevazioni effettuate da Istat, manca un monitoraggio costante del fenomeno della “shrinkflation”. La proposta che lanciamo con l’Unione Nazionale Consumatori è di mettere a sistema controlli periodici sulle dimensioni (confezione e contenuto) e sui prezzi dei prodotti. Solo così potremo sperare di avere altre brutte sorprese una volta usciti da un supermercato.