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OBESITY DAY, NUTRIZIONISTI: STOP ALLO STIGMA SOCIALE

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Stop allo stigma sociale e mediatico contro l’obesità. I condizionamenti che arrivano dall’esterno, i giudizi impropri, le valutazioni errate hanno un impatto forte su chi soffre di obesità e sovrappeso. Lontano dunque la retorica della “responsabilità personale”. Non è vero che non si dimagrisce perché manca la volontà. L’Obesity day di domani, la campagna nazionale di sensibilizzazione per la  la prevenzione dell’obesità e del sovrappeso, punta l’attenzione sulla lotta allo stigma.

 

Promossa dall’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi),  la giornata di quest’anno è dedicata alla Dieta mediterranea regionale. Il problema è ampio. In Italia, sottolinea l’Adi, è in sovrappeso oltre una persona su tre: il 36% della popolazione, con preponderanza maschile. È obesa una persona su 10.Diabetica più di una su venti (5,5%). La campagna, spiega l’Associazione, punta a “far conoscere la prevalenza, la gravità e lo stigma correlato all’obesità. L’obesità è una patologia epidemica e gli interventi di prevenzione, fino ad ora, si sono dimostrati inefficaci perché basati sul paradigma della responsabilità personale. In questa ottica il soggetto ingrassa perché non rispetta le regole. Al contrario gli esperti sono concordi sul fatto che l’obesità è una condizione complessa che deriva dall’interazione di fattori genetici, psicologici e ambientali”. In molti casi invece la persona che soffre di obesità “è vittima di stigma sociale e mediatico che finisce per condizionare la propria qualità di vita”.

Dall’associazione di dietetica e nutrizione arriva dunque un vademecum in venti punti per affrontare il problema. Un decalogo col sottotitolo “Le cose da fare o non fare, dire o non dire, per prendere nel verso giusto una dieta” che contiene non solo indicazioni alimentari ma anche suggerimenti di comportamento utili sia a chi deve seguire un regime alimentare sia ai nutrizionisti. Al fondo c’è la necessità di adottare un giusto approccio all’alimentazione. Il decalogo suggerisce ad esempio di “evitare il proibizionismo esasperato”. E spiega: “L’obesità è ormai una patologia epidemica e gli interventi di prevenzione, fino ad ora, si sono dimostrati inefficaci, perché basati sul paradigma della responsabilità personale. È errato ritenere l’obesità come un fallimento individuale, come l’incapacità del singolo di gestire la marea di scelte possibili, come una carenza di controllo degli impulsi”.

Bisogna poi tenere conto, da parte del dietologo, delle risposte del paziente anche in termini di resistenza al cambiamento di alimentazione. Considerare l’identità culturale, perché è più difficile modificare il consumo di alimenti significativi, che fanno parte delle abitudini quotidiane della persona e della sua cultura. “Ricordarsi che c’è un rapporto inscindibile tra alimentazione e piacere”, si legge ancora nelle indicazioni: “Proporre alimenti monotoni che non arrecano alcun piacere, vuol dire mettere in atto un intervento destinato sicuramente al fallimento”.

Alla giornata aderisce l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù che organizza domani, dalle 10 alle 17, nella sede di San Paolo Fuori Le Mura (viale di San Paolo, 15 Roma) eventi e incontri con medici e nutrizionisti che illustreranno i criteri di una corretta educazione alimentare. Parteciperanno alcuni giovani cuochi, studenti chef, che coinvolgeranno 100 bambini tra i 7 e i 10 anni, provenienti dalla Scuola Primaria Paritaria di San Paolo, nello show-cooking “Dalla colazione alla cena” cimentandosi nella preparazione di piatti tipici regionali e della dieta mediterranea.

Sovrappeso e obesità sono diffusi fra i bambini: il 21% è in sovrappeso e il 9% risulta obeso secondo l’Osservatorio Okkio alla Salute (il sistema di sorveglianza del Ministero della Salute) che evidenzia, inoltre, come la maggior parte dei bambini tra i 4 e i 10 anni adotti uno stile di vita sedentario. Solo un bambino su quattro raggiunge la scuola a piedi o in bicicletta. “L’obesità infantile è dovuta a un’eccessiva e cattiva alimentazione ed è legata a una ridotta attività fisica – dice Giuseppe Morino, responsabile di Educazione Alimentare del Bambino Gesù – E’ importante tenere sotto controllo bambini obesi o in sovrappeso in quanto sono più esposti al rischio di contrarre, da adulti, malattie cardiovascolari, diabete di Tipo 2 o l’ipertensione”. L’Obesity Day è anche occasione per promuovere la corretta alimentazione dei bambini.