E’ ormai da anni che è aperto il dibattito sulla possibile fine dei mercati di tutela per l’elettricità ed il gas e la completa apertura al mercato libero. Un emendamento al decreto Milleproroghe n. 91/2018, approvato in Commissione Affari Istituzionali del Senato, ha fatto slittare al 1° luglio 2020 lo stop definitivo al regime di maggior tutela (inizialmente previsto per il 1° luglio 2019 dalla Legge 4 agosto 2017, n. 124) ma ancora, ad oggi, non sono state definite le modalità operative e non sono stati fugati i dubbi sulle conseguenze che questo cambiamento epocale potrà avere sulle tasche, e le vite, di milioni di persone.
Come Unione Nazionale Consumatori, consapevoli dei vantaggi che un mercato dell’energia realmente competitivo ed efficiente potrebbe avere sui consumatori, abbiamo da sempre espresso forti critiche sulle modalità con cui la fine dei mercati tutelati è stata immaginata in questi anni. Riteniamo, infatti, che un settore tanto importante come quello dei servizi energetici non possa essere completamente liberalizzato senza prima superare i tanti ostacoli e limiti che ancora lo caratterizzano.
Innanzitutto, non può non essere considerata la vulnerabilità dei consumatori che è maggiore in questo settore rispetto ad altri a cui erroneamente viene paragonato. Vulnerabilità che non è solo economica, caso in cui si parla di povertà energetica, ma anche di consapevolezza. Mancanza di consapevolezza determinata da un lato dalla complessità del sistema energetico (soggetti che operano in regime libero di vendita, soggetti operanti in monopolio naturale fortemente regolato, enorme peso nella composizione finale del prezzo di oneri esterni alle commodities come gli oneri generali di sistema per l’elettricità e la fiscalità per il gas) e dall’altro dalla confusione generata in questi anni da messaggi parziali, se non fuorvianti, delle campagne di marketing delle aziende ed il proliferare incontrollato di ogni sorta di pratica commerciale scorretta e lesiva delle regole antitrust (su questo ultimo aspetto basta scorrere i molti provvedimenti sanzionatori comminati da AGCM ed ARERA in questi anni).
Proprio per questo motivo l’idea di perdere tout court la prerogativa di ARERA di fissare trimestralmente i prezzi di riferimento non la riteniamo, almeno per il momento, la strada corretta soprattutto in assenza di conoscere con certezza il destino che avranno dal 1° luglio 2020 gli oltre 23 milioni di clienti attualmente forniti nel Servizio di Maggior Tutela e considerando il buon lavoro fatto in questi anni da Acquirente Unico che ha consentito a milioni di piccoli consumatori di beneficiare, in termini di prezzo, della concorrenza sui mercati all’ingrosso.
Altro aspetto fondamentale da considerare sta nel fatto che circa l’80% dei volumi di vendita di energia per i clienti domestici è appannaggio dei primi 4 gruppi societari italiani, tutti verticalmente integrati: questa concentrazione di clienti in poche società non è compatibile con un mercato veramente concorrenziale e dovrà essere affrontata e risolta prima del passaggio ad un mercato completamente liberalizzato per evitare che questo si concretizzi in un semplice travaso di clienti all’interno dello stesso gruppo societario.
Ma se da un lato è indispensabile risolvere le posizioni dominanti dall’altro è impensabile che un mercato realmente efficiente, moderno e competitivo possa avere 628 aziende operanti nel mercato libero dell’elettricità e 519 nel gas (Fonte: ricerca operatori sito ARERA all’8 febbraio 2019) e, quindi, alcune migliaia di offerte tra cui un consumatore dovrebbe essere in grado di scegliere (basta fare una ricerca sul nuovo Portale Offerte, strumento indispensabile e da potenziare, per capire di cosa stiamo parlando). Se queste aziende riescono a stare sul mercato significa che riescono a fare margine e, considerata la limitata quota di contendibilità sul prezzo, molto probabilmente stanno facendo pagare ai loro clienti prezzi più alti rispetto a quelli dei mercati di tutela (come certificato negli scorsi anni dalle relazioni annuali dell’ARERA). E’ indispensabile quindi definire una nuova regolamentazione finalizzata a rinnovare l’albo delle Società abilitate alla vendita di energia ai clienti domestici, con l’obiettivo di sfoltire il numero dei soggetti, attraverso l’individuazione e la verifica dei requisiti che le Società di vendita debbono possedere per svolgere l’attività di vendita ai clienti domestici. Da un lato, per impedire il verificarsi di vere e proprie truffe a danno del sistema di soggetti operanti senza le dovute garanzie e, dall’altro, per consentire di avere società di dimensioni comparabili e quindi in grado di competere non soltanto sul prezzo ma sui servizi: efficienza e riqualificazione energetica, sviluppo del vettore elettrico, domotica, mobilità elettrica, digitalizzazione, customer journey, aspetti che, al momento e a parte qualche rara eccezione, non compaiono per nulla nel ventaglio di offerte a disposizione dei clienti.
Più ombre che luci, quindi, per i consumatori allo stato attuale. Per questo è fondamentale attivare al più presto un Tavolo di confronto tra tutti i soggetti coinvolti e portatori di interessi (e proposte): legislatore, Autorità, imprese e consumatori.
Autore: Marco Vignola