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LOTTA ALL’EVASIONE: CONTI CORRENTI E LIBRETTI NEL MIRINO DEL FISCO

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Cambia la lotta all’evasione fiscale e l’Agenzia delle Entrate si prepara a scatenare un’offensiva più attenta, prendendo di mira settori ben precisi, a fronte di una montagna di 100-110 miliardi di euro tra tributi e contributi evasi ogni anno. E lo fa spinta dalle indicazioni della Corte dei conti, che ha segnalato “il chiaro sottoutilizzo” della mole di informazioni comunicate dalle banche e dagli altri operatori finanziari al Fisco.

OBIETTIVO: MISURARE IL RISPARMIO – Si tratta di informazioni che l’Agenzia avrebbe dovuto sfruttare meglio per predisporre “liste selettive” di contribuenti a maggior rischio di evasione (come ha previsto il decreto legge 201/2011) e per condurre “analisi del rischio” di evasione (come indicato dalla legge di Stabilità del 2015). L’obiettivo del Fisco nei prossimi mesi sarà quello di misurare il risparmio e quindi i depositi dei contribuenti. Una variazione consistente del risparmio rispetto al reddito medio potrebbe far scattare un accertamento. Saranno oggetto di controlli: i dati sull’apertura e la chiusura dei rapporti finanziari, le informazioni sui saldi e i movimenti di conti correnti, conti di deposito, rapporti fiduciari, carte di credito e altri rapporti finanziari.

NUOVI CONTROLLI – Nel piano della lotta all’evasione 2018-2020 presentato dall’agenzia delle Entrate a fine gennaio, il Fisco si propone di mettere sotto la lente quest’anno le persone fisiche e nel 2019 quelle giuridiche. Come? Arriveranno controlli differenziati sulle tipologie di contribuenti e imprese. E poi carte di credito, prodotti assicurativi, compravendita di oro e preziosi diventano le nuove spie per misurare il livello di evasione.

In pratica, il Fisco utilizzerà le informazioni contenute nell’archivio dei rapporti per ricostruire il patrimonio finanziario dei contribuenti, di modo da individuare eventuali incrementi non giustificati dai redditi prodotti nell’anno, al netto delle spese sostenute. Le eventuali incoerenze saranno considerate sintomo di “rischio fiscale” e potranno far partire le ordinarie attività di accertamento dell’Agenzia, alle quali resta affidata – in concreto – la valutazione dei casi di evasione.