La domanda dei consumatori: è vero che il limone disinfetta i frutti di mare?
La risposta di Marcello Ticca, nutrizionista e dietologo
È una credenza tanto diffusa (e potenzialmente pericolosa) quanto assolutamente falsa. Infatti il succo di limone non possiede proprietà antimicrobiche o disinfettanti, e non può in alcun modo servire a sterilizzare. Il problema riguarda essenzialmente i molluschi bivalvi o lamellibranchi, classe che comprende circa 13.000 specie prevalentemente marine, quali cozze, vongole, telline, ostriche, fasolari, tartufi di mare, datteri di mare, ecc. ecc.
Ebbene, l’acido citrico e l’acido ascorbico presenti nel succo di limone sono del tutto insufficienti ad eliminare tanto il rischio di infezioni sostenute da virus e/o batteri eventualmente presenti in questi pregiati prodotti, quanto il pericolo di intossicazioni derivanti dal loro consumo. Pericolo, quest’ultimo, che deriva direttamente dal fatto che questi molluschi, che si nutrono dei microrganismi presenti nell’acqua e non necessitano di mangimi, alla ricerca di cibo filtrano in continuazione grandi volumi di acqua, il che li porta a trattenere e concentrare al proprio interno rilevanti quantità sia di sostanze inquinanti e tossiche eventualmente presenti nell’acqua che di microrganismi potenzialmente nocivi per la salute umana, dalla Escherichia coli alle Salmonelle.
Di conseguenza, se si desidera consumare questi alimenti senza cuocerli, le prime garanzie sono rappresentate innanzitutto dal controllo della zona di provenienza e dalla scelta di un rivenditore fidato e sicuro nonché dalla constatazione della avvenuta ispezione da parte delle Autorità Sanitarie prima dell’invio al mercato. Le garanzie successive sono però legate indubbiamente alla saggia avvertenza di cuocere bene i molluschi stessi, facendoli bollire per almeno 15 minuti o disponendoli nella padella in uno strato uniforme, per essere certi di inattivare i microrganismi eventualmente presenti. Un buon criterio prudenziale è anche quello di eliminare i molluschi che non si aprono o che presentano un guscio rotto oppure che sono già aperti prima di venire cotti. È bene anche ricordare che la cottura non elimina il rischio chimico né quello biotossicologico (metalli pesanti e tossine).
Su queste sostanze devono essere eseguiti dei controlli a monte della filiera produttiva ed il tutto va registrato sulla etichetta che dovrà indicare la provenienza del prodotto. Si tratta di un particolare importante: esistono infatti acque più pulite e con elevati standard biologici, ed acque meno sicure, nel qual caso deve essere eseguito un trattamento di depurazione in acque pulite (stabulazione) allo scopo di eliminare eventuali agenti patogeni. Di conseguenza il consiglio degli esperti è quello di acquistare sempre prodotti confezionati in retine integre e sigillate, con annessa etichetta. Infine, una giusta cautela imporrebbe ad anziani, bambini, donne in gravidanza ed immunodepressi di astenersi comunque dal mangiare i frutti di mare crudi, anche quando si hanno sufficienti motivi per pensare che siano del tutto sicuri.