Cosa deve fare l’Italia per rispettare la nuova legge europea sul clima? Secondo Italy for Climate, tagliare i consumi finali di energia ogni anno dell’1,5%, ridurre di almeno il 40% il consumo di petrolio e gas e quasi azzerare quello di carbone, raddoppiare le fonti rinnovabili elettriche, termiche e per i trasporti
Cosa deve fare l’Italia dopo l’approvazione della nuova legge sul clima? Il target europeo di riduzione di gas serra è del 55% al 2030. Questo obiettivo va poi declinato a livello nazionale. Dunque, con l’approvazione degli impegni europei sul clima fatta dal Parlamento europeo, cosa significa questo impegno per l’Italia?
Per raggiungere l’obiettivo europeo l’Italia dovrà tagliare i consumi finali di energia dell’1,5% ogni anno, cosa niente affatto facile. Ridurre di almeno il 40% il consumo di petrolio e gas e quasi azzerare quello di carbone. Raddoppiare le fonti rinnovabili elettriche, termiche e per i trasporti. E prevedere interventi settoriali, cioè mirati sulle esigenze dei diversi comparti: industria, commercio, agricoltura, edilizia residenziale, trasporti.
È la “ricetta” e roadmap tracciata per l’Italia da Italy for Climate (I4C), l’iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile sul clima, promossa da un gruppo di imprese e di associazioni di imprese particolarmente sensibili al tema del cambiamento climatico.
La nuova legge europea sul clima
Il punto di partenza è la nuova legge europea sul clima, approvata ieri sera dal Parlamento europeo in sessione plenaria. Questa istituisce un Regolamento che stabilisce i nuovi obiettivi climatici di medio e lungo periodo dell’Unione europea e cristallizza e rende vincolante a livello UE l’obiettivo di neutralità climatica al 2050 dell’Unione. Dall’obiettivo di ridurre le emissioni scaturisce tutto il quadro di strategie e obiettivi in materia di clima ed energia del prossimo decennio.
«Il target, che si conferma di riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli 1990) riguarda le emissioni nette – cioè al netto degli assorbimenti – e interne dell’UE – spiega Italy for Climate – Ma questa ultima formulazione della legge europea stabilisce un limite esplicito al ricorso agli assorbimenti, che non potranno superare le 225 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Pertanto l’obiettivo di riduzione delle emissioni nette dovrà essere perseguito soprattutto grazie ad ingenti riduzioni di emissioni alla fonte, da parte di tutti i settori dell’economia, per i quali l’UE invita ad individuare delle strategie settoriali ad hoc affinché la transizione verso la neutralità climatica avvenga in modo efficiente, anche dal punto di vista dei costi, ed equo».
Legge sul clima, cosa significa per l’Italia?
Ma cosa deve fare l’Italia dopo l’approvazione della legge sul clima? E cosa significa esattamente questa per l’Italia? Italy for Climate ha elaborato la prima roadmap per l’Italia compatibile con una riduzione delle emissioni di gas serra al 2030 del 55% rispetto al 1990, in linea con quella che dovrebbe essere la riduzione media europea.
«Significa arrivare, oramai in meno di un decennio, a 232 milioni di tonnellate di CO2eq (dalle circa 380 stimate nel 2020 e su cui ha pesantemente inciso la pandemia) – dice l’associazione – Per raggiungere questo risultato bisognerà tagliare i consumi finali di energia ogni anno dell’1,5% e, cosa tutt’altro che facile, ridurre di almeno il 40% il consumo di petrolio e gas e quasi azzerare quello di carbone, raddoppiare le fonti rinnovabili elettriche, termiche e per i trasporti».
Questo si accompagna alla transizione verso un modello economico circolare e rigenerativo, all’accelerazione di ricerca e sviluppo.
Servono poi, prosegue I4C, strategie settoriali, che tengano conto delle caratteristiche di ogni settore economico. E quindi obiettivi, target e proposte di intervento differenziate per industria, commercio, agricoltura, trasporti, edifici residenziali.
«Da qui al 2030 questo vuol dire, ad esempio, ridurre il numero di automobili in circolazione di quasi un milione di veicoli ogni anno; moltiplicare per quattro il tasso di riqualificazione degli edifici arrivando intervenire ogni anno su 50-60 milioni di metri quadrati di abitazioni residenziali, o ancora moltiplicare quasi per dieci la potenza installata ogni anno di rinnovabili elettriche e arrivare a fine del decennio a riciclare almeno il 60% dei rifiuti urbani».