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LE DUE FACCE DEL REDDITO DI CITTADINANZA: POVERTÀ E LAVORO IRREGOLARE

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Sono oltre 960mila le domande accolte pari alla metà dei nuclei familiari in condizione di povertà assoluta

Il Reddito di cittadinanza ha raggiunto in questi primi mesi 1 famiglia su 2 della platea potenzialmente più bisognosa. Su circa 1,8 milioni di famiglie stimate dall’Istat in condizione di povertà assoluta in Italia nel 2018, infatti, il numero dei nuclei percettori del Reddito di cittadinanza, ossia le domande accolte, sono stati circa 960mila, coinvolgendo oltre 2,3 milioni di individui.

È quanto emerge da un’anticipazione del Rapporto BCC Mediocrati sull’economia regionale realizzato da Demoskopika.

 

Un maggiore successo del Reddito di cittadinanza si è generato principalmente nel Mezzogiorno con in vetta Campania, Calabria e Sicilia dove il livello di copertura del Reddito di cittadinanza ha raggiunto mediamente oltre l’80% dei nuclei familiari in povertà assoluta, incapaci di poter acquisire un paniere di beni necessari per vivere. 

A fare da contrappeso al tasso di successo, però, il possibile “condizionamento” del lavoro irregolare al crescere del quale sembrerebbe aumentare anche il numero delle domande per il reddito di cittadinanza.

Non è un caso che, ancora una volta, Calabria, Sicilia e Campania si posizionano sul podio delle realtà regionali anche con il più elevato tasso di irregolarità generato dalla presenza di ben 817mila occupati non regolari.

“Relazioni pericolose”: la misura prevale dove è maggiore il lavoro irregolare

Nel 2016 – secondo gli ultimi dati disponibili dell’Istat – i lavoratori irregolari in Italia hanno registrato un incremento di oltre 188 mila unità, passando dai circa 3,1 milioni di lavoratori irregolari del 2011 ai 3,3 milioni del 2016.

Se si sposta l’analisi sul livello regionale si scopre che, con il 22,3%, a presentare il tasso di irregolarità più alto, calcolato per occupati e unità di lavoro come rapporto tra la tipologia di occupazione non regolare e la corrispondente occupazione totale, moltiplicato per cento, è la Calabria generando circa 141 mila occupati non regolari.

A seguire, con quote rilevanti di lavoratori irregolari in percentuale sul totale dei lavoratori, altre tre realtà territoriali del Mezzogiorno:  Campania con un tasso di irregolarità pari al 20,1% (373mila occupati non regolari), Sicilia con un tasso di irregolarità pari al 19,8% (304mila occupati non regolari) e, infine, Puglia con un tasso di irregolarità pari al 16,7% (227mila occupati non regolari).

La relazione tra povertà e lavoro irregolare

A questo punto, l’interesse dello studio è centrato a comprendere se la diffusione del fenomeno del lavoro irregolare può, in qualche modo, “condizionare” l’ammontare delle domande inoltrate per il reddito di cittadinanza.

Incrociando i dati del lavoro irregolare con quelli delle domande di accesso al reddito di cittadinanza, Demoskopika  osserva che a presentare un maggior numero di domande sono tutte le realtà territoriali del Mezzogiorno. 

In testa, in assoluto, la Calabria che il cui elevato tasso irregolarità, pari al 22,3% sembra condizionare anche il maggiore numero di domande presentate: 47,57 richieste di reddito di cittadinanza per ogni 1.000 residenti.

A seguire la Sicilia e Campania rispettivamente con 44,72 e 43,13 domande presentate. In tutt’altra direzione, si posiziona, di fatto, l’intero Nord collocato nella parte bassa del diagramma di dispersione, nel quale a tassi di irregolarità bassi corrispondono anche minori richieste presentate per l’ottenimento del reddito di cittadinanza.