Il mercato delle auto usate purtroppo è danneggiato dalla truffa dei km scalati, una vera e propria piaga.
Il fenomeno, tra l’altro, non si verifica solo in Italia; questo il motivo per cui il Parlamento Europeo ha deciso di prestare attenzione al problema, indagando con uno studio intitolato “Odometer manipulation in motor vehicles in the EU – January 2018”. Il presente ha sottolineato un dato allarmante, infatti quasi il 50% delle macchine usate hanno subìto una manomissione del contachilometri. Questa pratica, chiaramente e spudoratamente illegale, ha un valore di 9.6 miliardi di euro all’anno e origina anche una serie di altri problemi a tutto il mercato.
Chiaramente chi ci rimette sono i consumatori finali, come anche le concessionarie, le aziende costruttrici, le compagnie assicurative, le società di noleggio, ne risente anche la sicurezza dei veicoli usati che circolano sulle nostre strade. Il motivo per cui un malintenzionato decide di manomettere un contachilometri è solo uno, ovvero mentire sull’età o sull’usura di una macchina, attribuendo così alla stessa un valore economico differente da quello reale e quindi un prezzo di vendita più alto.
Non è per niente facile capire se il contachilometri di un’auto usata è stato manomesso, anche perché il lavoro nel 99% dei casi viene fatto con grandi destrezza e astuzia e quindi i dati vengono modificati su tutte le centraline dell’auto. Se il mezzo poi si trova da un rivenditore, non sempre è possibile risalire al vecchio proprietario, visto che oggi la legge sulla privacy mette dei paletti molto severi in materia. Bisogna quindi essere scaltri e cercare di verificare che non ci siano tracce della truffa dei km scalati attraverso altri indizi. Ad esempio, controllare che la manutenzione effettuata sul veicolo sia coerente con la percorrenza. Questo è verificabile sul libretto di uso e manutenzione, dove devono esserci almeno una parte dei timbri e delle descrizioni degli interventi eseguiti.
Sul Portale dell’Automobilista oggi è possibile verificare l’ultima revisione fatta su ogni vettura: basta inserire la targa, viene comunicato anche il chilometraggio registrato durante l’ultimo controllo, con la relativa data. Questo è sicuramente un mezzo in più per essere più sereni e evitare la truffa, anche se purtroppo non funziona sempre, visto che in passato molti operatori, durante la revisione, non inserivano le percorrenze. Oggi in commercio esistono anche degli strumenti che sono in grado di determinare se i km dichiarati sono realmente quelli percorsi dall’auto, analizzando tutte le diverse centraline elettroniche presenti.
Nel momento in cui si ha il sospetto di essere truffati e di avere acquistato un’auto usata a cui sono stati scalati i chilometri, allora si può far valere i propri diritti contro il venditore, per grave difetto di conformità. Secondo l’art. 129 del Codice del Consumo, si può chiedere un risarcimento quando la differenza tra i km reali e quelli dichiarati è inferiore a 50.000, se è maggiore, l’art. 130 dichiara la possibilità di esigere la risoluzione del contratto. La contestazione deve essere fatta entro 60 giorni da quando è stata accertata la truffa e entro l’ultimo giorno del periodo di garanzia, che varia da 12 o 24 mesi a seconda dell’accordo sottoscritto.