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L’UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI CONTESTA L’ANALISI SEMPLICISTICA E SUPERFICIALE DEL COMUNE SULLA EVASIONE DEI REGGINI

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Non può bastare un semplice calcolo aritmetico per definire evasore fiscale il 50% dei reggini.

E’ l’ennesima dimostrazione di una totale assenza di approfondimento e di analisi delle criticità evidenti da parte delle Istituzioni, che piuttosto analizzare tali aspetti, preferisce designare in maniera qualunquista buona parte dei reggini, alternativamente a volte “lordazzi” a volte “evasori” e così via.

A ribadirlo è l’Avv. Saverio Cuoco, presidente regionale dell’Unione Nazionale Consumatori Calabria che a scanso di equivoci, non nega che non vi siano cittadini evasori fiscali (e l’associazione lo ha ribadito più volte), ma qualificare come tali il 50% dei reggini è inaccettabile, frutto di un’analisi superficiale che disdegna di approfondire seriamente le cause che determinano il rifiuto di corrispondere i vari tributi.

 

La percezione che gli italiani in generale hanno del fisco continua ad essere sostanzialmente negativa per l’elevato carico fiscale, soprattutto in relazione alla qualità dei servizi resi e alla totale mancanza di tutele per il cittadino di fronte al sistema fiscale.

Stare dietro al fisco continua ad essere ancora molto faticoso e la complessità e la scarsa chiarezza del sistema tributario sono la principale fonte di disagio per la maggior parte dei contribuenti, che non ha mai sentito parlare, dello statuto del contribuente, strumento che dovrebbe garantire maggiore certezza giuridica per i contribuenti, ma sostanzialmente sconosciuto ai più.

Nello specifico, l’Unione Nazionale Consumatori Calabria ha potuto constatare più volte, chiare ed evidenti irregolarità, che non aiutano certo ad avvicinare il cittadino-contribuente alle Istituzioni.

Il più delle volte avvisi di pagamento inviati a pioggia, mancanza di dati aggiornati e corretti, consumi stimati e non reali, cartelle cosiddette “pazze”, richiesta tardive di tributi caduti in prescrizione, mancati riscontri a legittime istanze di autotutela dei contribuenti o ai reclami in generale degli stessi che attendono risposta da troppo tempo, hanno determinato la mancata corresponsione dei tributi, non ritenendoli dovuti.

Ma la protesta insorge nella sua massima espressione, soprattutto nei servizi non resi, a tale proposito basterebbe seguire per qualche giorno le lamentele quotidiane sui social, relative ai più evidenti problemi avvertiti dai contribuenti e cioè la mancata o irregolare erogazione del servizio idrico, la fatiscente raccolta dei rifiuti e i danni provocati agli automobilisti e non solo, da un manto stradale a dir poco disastroso. 

Tutto ciò contribuisce a creare una insoddisfazione generale, ingenerando, nei cittadini che non pagano il convincimento che “giustizia è stata fatta”, compensando così i servizi non ricevuti e nei cittadini che pagano il giudizio di essere stati defraudati da un fisco vorace che chissà come impiegherà le somme riscosse.

Ovviamente poi l’associazione ha avuto modo di monitorare nel corso delle attività di tutela dei consumatori, coloro i quali hanno proposto ricorso alle commissioni tributarie e/o ai giudici di pace, e coloro che invece si limitano per ovvie ragioni tout court a non pagare e basta.

E’ pur vero però, che quando le Istituzioni non tengono nel dovuto conto le legittime aspettative dei cittadini sulle ordinanze di non potabilità dell’acqua emanate e mai revocate, sulla fatiscente raccolta dei rifiuti, sulla richiesta di pagamento di servizi stimati o sulla vessatorietà e illegittimità di provvedimenti che non hanno alcun fondamento, come quello di poter conferire all’isola ecologica solo se in regola con la TARI, aggravando il fenomeno del rifiuto “selvaggio”, non si può pretendere di considerare un “fisco amico”, perché se da una parte esiste il fenomeno dell’evasione fiscale, dall’altra bisogna constatare una latitanza delle Istituzioni, interessate più a recuperare quanto possibile, piuttosto che fornire servizi adeguati.