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L’ITALIA CHE SI MUOVE IN TRENO È SPACCATA IN DUE

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C’è un’Italia che si muove in treno. Sui treni regionali e sulle metropolitane viaggiano ogni giorno 5,6 milioni di persone e ovunque si investa nelle ferrovie, i pendolari del treno aumentano. Ancora una volta però l’Italia è spaccata. Se fra Firenze e Bologna ci sono 162 treni al giorno a 300 km/h, altrove viaggiano ancora le carrozze diesel. La fotografia del trasporto ferroviario è quella di Legambiente che ha presentato oggi Pendolaria 2018, il tradizionale rapporto sul trasporto ferroviario in Italia.

 

“Il trasporto ferroviario è un po’ lo specchio del Paese e delle sue contraddizioni, con segnali di straordinaria innovazione e regioni dove, invece, il degrado del servizio costringe centinaia di migliaia di persone a rinunciare a prendere il treno per spostarsi”, dice l’associazione. Il numero dei passeggeri, prima di tutto: aumentano e toccano quota 5,59 milioni segnando un nuovo record rispetto al 2012 (+7,9% in 4 anni). Sono infatti 2 milioni e 874 mila coloro che ogni giorno usano il servizio ferroviario regionale e 2 milioni e 716 mila quelli che prendono ogni giorno le metropolitane, presenti in 7 città italiane, in larga parte pendolari.

“E per entrambi i numeri sono in crescita, come per l’alta velocità. Ma il paradosso c’è: diminuiscono i chilometri di linee disponibili e la crescita nasconde differenze rilevanti nell’andamento tra le diverse Regioni e tra i diversi gestori – spiega Legambiente – In alcune parti del Paese la situazione è migliorata, mentre in altre è peggiorata e si è ampliata la differenza nelle condizioni di servizio. Tra Firenze e Bologna, per esempio, l’offerta di treni non ha paragoni al mondo, con 162 treni che sfrecciano a 300 km/h nei due sensi di marcia ogni giorno (erano 152 lo scorso anno, 142 due anni fa, mentre erano solo 18 gli Eurostar nel 2002); altrove viaggiano vecchie carrozze diesel e sulla Roma-Lido di Ostia e la Circumvesuviana quasi sessanta mila persone che non prendono più il treno per via dei tagli e del degrado del servizio”.

L’Italia delle ferrovie e dei pendolari è spaccata a metà. Con 9 Regioni e le due Province autonome in cui i passeggeri sono aumentati e 10 in cui sono diminuiti o rimasti invariati. Cresce il numero di persone che prende il treno al nord, come in Lombardia (750mila), è triplicato dal 2001 in Alto Adige, raddoppiato in Emilia-Romagna, cresciuto di 60mila in Puglia. Analoghi i successi della metropolitana a Milano e dei tram a Firenze e a Bergamo. Molto diversa la situazione del Piemonte dove a causa delle linee soppresse i passeggeri sono calati del 4,4% mentre è drammatica in particolare la situazione in Sicilia, dove si è passati da 50.300 a 37.600 viaggiatori (dal 2009 ad oggi) e in Campania dove si è passati da 413.600 viaggiatori a 308.500, ma con un trend in risalita negli ultimi anni.

“Sono tanti i segnali positivi dalle città e dalle Regioni – commenta Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente – che mostrano una disponibilità delle persone a usare treni e trasporto pubblico locale, confermata da tutte le indagini. Quest’anno raccontiamo con tante storie proprio come ovunque siano arrivati nuovi treni, sia stato migliorato il servizio e il numero dei passeggeri sia cresciuto in modo esponenziale. Ma sono troppe le Regioni in cui, al contrario, è stato ridotto il numero dei treni, sono diminuiti anche i pendolari che ne usufruiscono e sono stati costretti a usare i mezzi privati”. L’associazione chiede di aumentare le risorse e fermare il taglio delle linee ferroviarie secondarie. “Ad oggi – prosegue Zanchini – non si è capito quale idea abbia il governo per il rilancio dell’offerta per i pendolari e per il trasporto pubblico locale. Si fa un gran parlare di Tav, ma il rischio è che come nelle precedenti legislature vadano avanti solo le autostrade, mentre le opere che servono ai pendolari rimangono ferme, rinviate e incompiute”.

Legambiente segnala ancora la riduzione dei finanziamenti statali per il trasporto ferroviario, con una diminuzione delle risorse nazionali stanziate tra il 2009 e il 2018 pari al 20,4% mentre i passeggeri crescevano del 6,8%. Per i trasporti su gomma e su ferro si è passati da una disponibilità di risorse di circa 6,2 miliardi di euro a 4,8 miliardi nel 2019. Per quest’anno le risorse si sono ridotte di 56 milioni di euro, ma Legambiente lancia un allarme perché si potrebbe aggiungere un ulteriore taglio di 300 milioni, portando dunque la riduzione di risorse a meno 26,2% dal 2009 a oggi, per una clausola di salvaguardia presente nella legge di Bilancio. A quel punto le risorse in meno sarebbero oltre il 6%, rispetto allo scorso anno, con la conseguenza di vedere meno treni nelle Regioni.