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GIOCO D’AZZARDO, IL COVID-19 NON FERMA LA FEBBRE DEGLI SCOMMETTITORI

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Come è cambiato il gioco d’azzardo durante il lockdown, con la chiusura dei luoghi fisici di gioco e la sospensione di estrazioni e scommesse? La ricerca del CNR

Elena Leoparco

Le stime epidemiologiche sul gioco d’azzardo in Italia indicano che gioca per soldi metà della popolazione adulta, mentre le quote di gioco problematico hanno visto un aumento negli ultimi anni nella popolazione 15-74 anni e in particolare tra i giovani adulti. Ma cosa è cambiato durante il lockdown, con la chiusura dei luoghi fisici di gioco e la sospensione di estrazioni e scommesse?

 

La ricerca del CNR

L’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc), sollecitato dall’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci), da alcune Regioni e da altri soggetti istituzionali coinvolti nel monitoraggio e nella prevenzione dei rischi correlati al gioco d’azzardo ha sviluppato uno strumento ad hoc per la rilevazione del fenomeno in questo particolare periodo: il questionario online GAPS #iorestoacasa.

“A preoccupare sono soprattutto le possibili implicazioni derivanti dalla chiusura di agenzie di scommesse, sale gioco e bingo e dallo spegnimento delle slot machine: la chiusura del comparto fisico dei giochi, ormai terminata, ha reso necessario monitorare le variazioni dei comportamenti, per valutare se le limitazioni abbiano favorito la migrazione verso l’azzardo online o favorito trasgressioni alle regole di isolamento”, spiega Sabrina Molinaro, responsabile del progetto.

Gioco d’azzardo durante il lockdown

Dalle prime risposte al questionario online, emerge che il 3,6% dei rispondenti riferisce di aver giocato on-site durante l’emergenza coronavirus, principalmente presso i tabaccai, e il 3,7% riporta di aver giocato d’azzardo online. Tra chi negli ultimi 12 mesi ha giocato presso luoghi fisici, oltre un quarto dei rispondenti, durante l’isolamento il 12% ha giocato on-site e il 10,3% lo ha fatto online.

Ma come si sono modificati i comportamenti di gioco durante il lockdown? Come atteso, lo studio rileva una generale diminuzione del gioco fisico per il 35,4% e una interruzione totale per il 22,8%. Il 26,6% riferisce di non aver cambiato abitudini e il 13,9% ha addirittura aumentato le occasioni di gioco fisico.

Tra i giocatori che hanno giocato on-site nel periodo, la grande maggioranza riferisce di aver giocato al gratta e vinci (72,5%), seguono Superenalotto e Lotto. La maggioranza è uscita di casa da una a tre volte al mese per giocare, circa il 40% lo ha fatto una o più volte a settimana e l’8,5% quotidianamente, anche più volte.

Se la maggior parte dei giocatori on-site ha speso non oltre i 10 euro durante l’intero periodo, il 26% ha speso tra gli 11 e i 200 euro, il 2,6% tra i 200 e i 500 euro e il 3,9% si è spinto oltre i di spesa. Indipendentemente dai soldi spesi, il 55,3% dei giocatori on-site ammette la perdita.

Il gioco d’azzardo online

Per quanto riguarda il gioco online, il 33,8% riporta di aver aumentato le occasioni di gioco, il 28,8% di non aver modificato le proprie abitudini e l’11,3% di aver iniziato in questa modalità proprio durante l’isolamento.

Questi giocatori hanno preferito poker texano, slot machine virtuali e scommesse sportive online. Nei giocatori online la frequenza di gioco è maggiore: il 30,5% ha giocato una o più volte al giorno, altrettanti più volte a settimana, il 39% da una a quattro volte nel mese. La spesa online nel periodo in questione si rivela più consistente, con il 14,6% che riferisce di aver speso oltre 500 euro e l’11% tra i 200 e i 500 euro. Il 56,8% ammette di essere in perdita.

Tra chi ha riportato di aver giocato on-site durante la fase 1 dell’emergenza, il 62,6% è di genere maschile, la classe di età più rappresentata è quella dei 45-54enni e il 32,9% ha visto cambiare la propria posizione lavorativa; tra i rispondenti che hanno riferito il gioco online il 78,6% è maschio, la classe di età più rappresentata sono i 25-34enni e la percentuale di chi ha visto cambiare la propria posizione lavorativa sale al 52%.