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BASTA UOVA DA GALLINE IN GABBIA. NON PIACCIONO AI CONSUMATORI E LE AZIENDE STANNO CAMBIANDO

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Diminuiscono le vendite delle uova da galline in gabbia. Ciwf Italia pubblica il report Traccia l’uovo sui progressi fatti dalle aziende alimentari nell’abbandono delle gabbie nelle filiera di uova e ovoprodotti

Sabrina Bergamini

Basta gabbie per le galline ovaiole. È un’urgenza rivendicata non solo da quanti si occupano espressamente di benessere animale ma semplicemente dai consumatori, che hanno cominciato a premiare quelle filiere di uova che evitano il ricorso alla gabbia. Tanto che le uova da allevamento in gabbia registrano tendenze di vendita in flessione, con un calo di quasi il 20% lo scorso anno.

 

Il report EggTrack

In questo quadro, Ciwf (Compassion in world farming) Italia ha pubblicato online la seconda edizione del Report europeo Traccia l’uovo per scoprire cosa stanno facendo le aziende che si sono impegnate a eliminare le gabbie per le galline ovaiole, nella filiera delle uova, degli ovoprodotti e delle uova usate come ingrediente. E per analizzare come vengono comunicati i progressi fatti. Il report analizza 106 realtà europee.

«Tutte le aziende elencate nel report – dice il Ciwf – hanno già preso un impegno pubblico a eliminare le uova provenienti da sistemi in gabbia entro il 2025 o prima».

Il rapporto EggTrack mostra i progressi fatti dalle aziende, incoraggiando al tempo stesso la trasparenza e stimolando altre aziende del settore a impegnarsi su questo tema.

Negli ultimi anni ci sono stati impegni crescenti nella direzione di un abbandono delle uova da galline allevate in gabbia e molte aziende riconoscono questi sistemi come insostenibili. Le gabbie sono crudeli per gli animali. E non piacciono neanche ai consumatori, come mostrano – aggiunge il Ciwf – i trend di vendita che, solo in Italia, lo scorso anno hanno registrato una flessione di quasi il 20% per le uova da allevamento in gabbia.

La comunicazione delle aziende

Quali i risultati? Emerge un buon livello di comunicazione sulla conversione delle filiere ad allevamenti non in gabbia da parte delle aziende alimentari, spiega l’associazione in EggTrack.

Nel dettaglio:

  • Il 72% delle aziende europee analizzate comunica almeno parzialmente i progressi fatti(ad esempio comunicando su almeno una porzione di filiera, una specifica area geografica o un tipo di uova), mentre il 42% comunica in maniera completa.
  • Guardando alle percentuali medie di conversione delle filiere rispetto agli obiettivi con scadenza dal 2019 in avanti, i supermercati guidano il cambiamento con una media di conversione pari al 78%, seguono i produttori con il 67% e la ristorazione con il 54%.

E stanno aumentando in Italia le aziende interessate al superamento delle gabbie. Sostiene Elisa Bianco, responsabile del Settore Alimentare di Ciwf in Italia: «Il gran numero di aziende incluse in EggTrack dà un chiaro segnale a quelle che non hanno ancora pubblicato un impegno ad abbandonare le gabbie, che stanno seriamente rischiando di restare indietro rispetto al resto del settore. Speriamo di potere iniziare a collaborare presto anche con quelle realtà che ancora non comunicano i progressi fatti per raggiungere il proprio obiettivo e quelle che ancora sembrano non avere assunto nessun impegno pubblico ad abbandonare le gabbie per le galline».