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BANKITALIA: AUMENTA LA DISUGUAGLIANZA NELLA DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA

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Aumenta la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, mentre quasi un italiano su quattro è a rischio povertà nel 2016. Queste le due dinamiche principali fotografate dalla Banca d’Italia nell’Indagine sui bilanci delle famiglie, pubblicata oggi. “È aumentata la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi che, misurata dall’indice di Gini, è tornata in  prossimità dei livelli prevalenti alla fine degli anni novanta del secolo scorso – scrive Bankitalia –  È aumentata anche la quota di individui a rischio di povertà, definiti come quelli che dispongono di un reddito equivalente inferiore al 60 per cento di quello mediano”.

Prosegue Bankitalia: “L’incidenza di questa condizione, che interessa perlopiù le famiglie giovani, del Mezzogiorno o dei nati all’estero, è salita al 23 per cento, un livello molto elevato”.

Aumenta anche la disuguaglianza. Prosegue Bankitalia: “Il 30 per cento più ricco delle famiglie, di cui solo poco più di un decimo è a rischio di povertà, detiene invece circa il 75 per cento del patrimonio nettocomplessivamente rilevato, con una ricchezza netta media pari a 510.000 euro. Oltre il 40 per cento di questa quota è detenuta dal 5 per cento più ricco, che ha un patrimonio netto in media pari a 1,3 milioni di euro”.

Il 10% delle famiglie più ricche possiede il 43,9% della ricchezza totale netta. Questo il dato sul quale si sofferma l’Unione Nazionale Consumatori. “Un quadro desolante. L’aumento delle disuguaglianze dimostra l’iniquità del Fisco italiano ed il fatto che in questi anni si è violato sempre più l’art. 53 della Costituzione sulla progressività del sistema tributario, riducendo le imposte che più rispettavano il criterio della capacità contributiva, come l’Imu e la Tasi, e innalzando balzelli vari, come gli oneri di sistema che paghiamo nella bolletta della luce, che colpiscono in ugual modo benestanti e famiglie in difficoltà – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Ecco perché è importante che il prossimo Governo non aumenti l’Iva per tutta la durata della prossima legislatura, misura che colpirebbe in primo luogo quel 31% di italiani che dichiarano di arrivare a fine mese con difficoltà, e si concentri su quel 10% di ricchi che possiedono il 43,9% della ricchezza netta totale”.