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AMMINISTRARE LA SANITA’ CON IL PALLOTTOLIERE DISCRIMINA I CITTADINI

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Esiste un principio generale più volte richiamato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ed al quale dovrebbero scrupolosamente attenersi tutti gli Stati ed è il principio dell’health in all, che impone di orientare tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche industriali, ambientali, sociali, economiche e fiscali, mettendo sempre al centro la salute dei cittadini.

E proprio per tale motivo, non si può amministrare la sanità esclusivamente ricorrendo a freddi calcoli contabili, senza tenere in considerazione la salute dei cittadini (bene primario e costituzionalmente garantito), altrimenti si danno solo i numeri.

E’ quanto sostiene l’avv. Saverio Cuoco, presidente regionale dell’Unione Nazionale Consumatori Calabria e del Centro difesa del malato, a proposito dei recenti tagli operati dal Commissario alla Sanità Calabrese Massimo Scura al budget destinato agli istituti convenzionati,

ovvero a tutte quelle strutture private che operano nel territorio calabrese attraverso una convenzione con la Regione e che erogano ai cittadini in tempi rapidi, una serie di prestazioni sanitarie fondamentali (analisi del sangue, radiografie, ecografie, risonanze magnetiche, tac, ecc. ecc.), tramite il pagamento del solo ticket.

I tagli così operati non consentiranno più alle strutture private convenzionate (raggiunta una soglia massima stabilita con decreto) di poter erogare prestazioni sanitarie se non a pagamento o a dovere ricorrere alle fatiscenti strutture pubbliche e così in un Paese come l’Italia dove già 12 milioni di cittadini rinunciano a curarsi non avendo disponibilità economiche, si consentirà l’accesso alla sanità solo a coloro che ne hanno la possibilità.

L’accesso al servizio sanitario pubblico è un percorso a ostacoli nel quale pesano lunghe liste di attesa, costi elevati per i ticket, burocrazia.

Più volte l’Unione Nazionale Consumatori ha dovuto denunciare le criticità presenti nel Servizio Sanitario Pubblico, in particolar modo le visite specialistiche e gli esami diagnostici che richiedono attese di parecchi mesi ed a volte di anni, nonostante la normativa vigente preveda determinati tempi di attesa sia per le visite specialistiche (30 giorni), che per gli esami diagnostici (60 giorni), tranne le urgenze documentate.

A tale proposito forse pochi sanno, né gli ospedali e le strutture pubbliche delle Asl ne danno comunicazione ai pazienti, che esiste una normativa che prevede in caso di inosservanza dei tempi di attesa (30 3 60 giorni), che i cittadini possano pretendere che la prestazione sanitaria venga fornita dal medico privatamente, in intramoenia, senza costi aggiuntivi rispetto al ticket già pagato e che in caso di ulteriore mancanza di tale prestazione, essa potrà essere effettuata privatamente, con successiva richiesta di rimborso all’Azienda sanitaria.

Secondo l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), circa il 20% della spesa sanitaria pubblica, apporta un contributo minimo o nullo al miglioramento della salute delle persone, perché si creano sprechi e processi dannosi che non determinano alcun beneficio per i pazienti, senza voler considerare il fenomeno della corruzione che interessa ampiamente il settore sanitario, caratterizzato da un inestricabile mix di complessità, incertezze, distorsione delle informazioni scientifiche, conflitti di interesse, corruzione, estrema variabilità delle decisioni cliniche, manageriali e politiche. Tutti questi fattori rendono il sistema sanitario pubblico poco controllabile e hanno favorito negli anni il radicarsi di una vasta rete di malaffare, ingenti quantità di denaro vengono esposte a condizionamenti impropri, che determinano varie tipologie di frodi, abusi e illeciti e comportamenti opportunistici, erodendo risorse preziose al SSN.

La sanità calabrese pubblica è già al collasso a causa degli inefficienti strumenti diagnostici e per le inadeguate strutture ospedaliere. Il tutto viene tamponato dalle strutture private e mentre vorremmo un sistema sanitario che tuteli il diritto alla salute dei consumatori calabresi, ci troviamo davanti ad una Regione considerata di Serie B, che dovrebbe garantire per legge i livelli essenziali di assistenza, ma di fatto con i tagli effettuati dal Commissario Scura, impedisce l’accesso dei pazienti alle strutture private convenzionate, costringendo molti calabresi ad andare in altre Regioni per potersi curare adeguatamente, senza considerare che tutto ciò comporterà la chiusura di strutture sanitarie private convenzionate, in molti casi efficienti, dotate di personale professionale altamente qualificato, che si sostituiscono ad una sanità pubblica inesistente.

Come associazione a tutela dei cittadini, conclude l’avv. Saverio Cuoco, sosteniamo l’iniziativa del Dott. Eduardo Lamberti Castronuovo, direttore dell’Istituto di analisi cliniche “De Blasi” di Reggio Calabria che, in una lettera inviata al Presidente della Repubblica, ed alle massime autorità provinciali e nazionali, denuncia l’operato del commissario Scura, nel più assoluto silenzio delle Istituzioni che consentono di gestire la sanità ed il diritto alla salute dei cittadini con un pallottoliere o peggio ancora con  metodi sartoriali.