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ACQUE REFLUE URBANE, ITALIA RISCHIA NUOVO DEFERIMENTO ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA

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L’Italia rischia un nuovo deferimento alla Corte di giustizia europea sulle acque reflue urbane. Oggi la Commissione europea l’ha sollecitata a conformarsi alle prescrizioni europee sul trattamento delle acque reflue urbane e a garantire che le acque reflue provenienti da tutti gli agglomerati umani con una popolazione di oltre 2mila abitanti siano raccolte e trattate. Si tratta del quarto procedimento su questo tema e riguarda la messa a norma di reti fognarie e depuratori in 276 comuni con oltre 2 mila abitanti. Il diritto europeo prevede che città e centri urbani debbano realizzare le infrastrutture necessarie per la raccolta e il trattamento delle loro acque reflue urbane.

 

Le acque reflue non trattate possono infatti comportare un rischio per la salute e inquinano i laghi, i fiumi, il terreno e le acque costiere e sotterranee. Spiega la Commissione europea: “Sebbene l’Italia sia già stata sottoposta a tre distinte procedure di infrazione a motivo di varie violazioni delle prescrizioni della direttiva, una valutazione degli ultimi dati presentati dall’Italia evidenzia che anche un numero considerevole (276) di agglomerati di dimensioni più ridotte viola gli obblighi fondamentali di raccolta, trattamento e monitoraggio”. La Commissione ha inviato dunque una lettera di costituzione in mora. L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere; in caso contrario, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.

Risale allo scorso maggio un maxi multa inflitta all’Italia proprio su questo tema. La Corte di giustizia dell’Unione europea ha già condannato l’Italia a pagare una multa da 25 milioni di euro, più una penalità di 30 milioni di euro per ogni semestre di ritardo, per non aver applicato in tempo il diritto europeo sulla raccolta e sul trattamento delle acque reflue urbane su 74 centri urbani, in ritardo di sei anni rispetto al tempo che era stato concesso.