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1° MAGGIO È POLEMICA SUI NEGOZI APERTI

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di Gabriella Lax

Che sia per antonomasia il giorno della festa per i lavoratori non è bastato. E così dopo scioperi e rinunce al lavoro nei giorni di Pasqua, Pasquetta e 25 aprile, nuove contestazioni riguarderanno anche oggi 1° maggio. Una polemica che si rinnova, dopo la liberalizzazione delle aperture stabilita dal decreto Salva Italia del 2011 e la legge Monti del 2012 che ha stabilito la possibilità di tenere aperti gli esercizi H24, per tutti i giorni dell’anno, nonostante le richieste di modifica dei sindacati per difendere il valore sociale della festività.

Perché si celebra la festa dei lavoratori il primo maggio?

In aperto contrasto con la spirito col quale nasce l’idea dell’1 maggio: era il 1886 a Chicago, negli Usa, quando vi fu una clamorosa protesta per la prima volta contro le 16 ore di lavoro a cui i lavoratori dovevano sottostare. Undici di loro quel giorno morirono per rivendicare un diritto. Così, tre anni dopo, a Parigi durante il primo congresso della Seconda Internazionale (l’organizzazione creata dai partiti socialisti e laburisti europei) si pensò ad una grande manifestazione per chiedere alle autorità pubbliche di ridurre a 8 ore la durata della giornata lavorativa. Nella scelta della data si tenne conto proprio degli episodi di Chicago e così fu deciso che la Festa del lavoro o dei lavoratori, si celebrasse il primo Maggio.

La festa dei lavoratori oggi

Nonostante le buone intenzioni della legge Monti per far uscire l’Italia e gli italiani dalla crisi economica, massimizzando forze lavoro e tempo, ad anni di distanza, secondo i sindacati la completa liberalizzazione degli orari e delle aperture domenicali e festive, non ha portato i frutti desiderati. Dunque nessun aumento dell’occupazione e nessun aumento dei consumi, come dimostrano i tanti negozi dei centri storici chiusi e le procedure di licenziamento in atto nella grande distribuzione, comprese quelle che hanno scelto il “sempre aperto h24”. L’unico dato certo è che sono peggiorate le condizioni di lavoro, gli orari, la vita dei lavoratori, con un aumento della precarietà.

Il risultato sono gli scioperi regionali indetti per l’uno maggio dai sindacati in Lazio, Puglia e Sicilia, in Liguria dalla sola Filcams Cgil, mentre Cisl e Uil hanno propongono l’astensione dal lavoro. Scioperi territoriali anche in Lombardia, mentre altri appelli all’astensione dal lavoro sono stati lanciati in Piemonte, Emilia Romagna e Umbria.