La Dark kitchen è la nuova tendenza nel mondo della ristorazione: ristoranti senza tavoli e con una cucina che prepara piatti solo ed esclusivamente per il servizio a portar via.
Un fenomeno nato nel mondo anglosassone che ora, a causa della pandemia, si sta sviluppando anche nel nostro paese.
Dark Kitchen per tutti i gusti
Il mondo della ristorazione ha subito danni economici ingenti per via delle restrizioni messe in campo per fronteggiare la pandemia, in questo senso le dark kitchen possono rappresentare una valida alternativa per molte attività.
Si tratta infatti di locali nei quali non è possibile prenotare un tavolo perché dotati solo di una cucina, attraverso un’app però potrete ordinare i vostri piatti preferiti che verranno consegnati direttamente a casa o in ufficio.
La tecnologia gioca un ruolo strategico poiché è proprio attraverso le app tanto diffuse di delivery che si potranno effettuare i propri ordini.
Proprio in questo senso si muovono gli investimenti che molti player del settore (come Glovo e Deliveroo) stanno facendo nella realizzazione di proprie dark kitchen.
L’importanza della sicurezza
Quella delle dark kitchen è senza dubbio un’iniziativa figlia di questo periodo storico in cui i ristoranti sono chiusi o comunque aperti solo a determinate stringenti condizioni, ma probabilmente è un fenomeno che resisterà anche dopo la pandemia. In ogni caso, l’aspetto fondamentale è che si rispettino le norme a tutela dei consumatori, una fra tutte: la cucina deve essere separata dalla zona dedicata all’asporto.
A partire quindi dalle severe regole igienico sanitarie, che devono essere puntualmente adottate dai ristoratori, fino ad arrivare al packaging, che deve essere adeguato a questo genere di servizio così da preservare la freschezza e qualità della pietanza, i consumatori devono essere tutelati con regole chiare e trasparenti.
Secondo il nostro presidente Massimiliano Dona che più volte è intervenuto sull’argomento: “concepire una cucina dedicata al delivery può migliorare la qualità del cibo che arriva nelle nostre case, ma non basta una vetrina per garantire norme igieniche e sicurezza. Siamo in un mondo ancora inesplorato, ma se ci sono disservizi occorre essere chiari sull’attribuzione delle responsabilità”.
Autore: Lorenzo Cargnelutti