A gennaio 2021 le vendite calano del 3% su base mensile e del 6,8% su base annuale. Si vendono solo beni alimentari, il resto del commercio va giù. Crescono solo eCommerce e discount.
Si vendono solo beni alimentari. Crescono solo eCommerce e discount. Tutto il resto tracolla. Il commercio va giù e risente dell’emergenza sanitaria, delle limitazioni agli spostamenti e delle condizioni di impoverimento generale della popolazione. È quanto emerge dai dati Istat sul commercio al dettaglio relativi a gennaio 2021.
Le vendite calano del 3% su base mensile e del 6,8% su base annuale (rispettivamente meno 3,9% e meno 8,5% in volume).
Commercio, segno negativo
Nel confronto mensile, a una lieve crescita delle vendite dei beni alimentari (+0,1% in valore e +0,3% in volume) si contrappone una forte riduzione per i beni non alimentari (-5,8% in valore e -7,2% in volume).
Nel confronto annuale, rispetto a gennaio 2020, le vendite al dettaglio diminuiscono del 6,8% in valore e dell’8,5% in volume. Anche in questo caso c’è un deciso calo per i beni non alimentari (-15,5% in valore e -17,1% in volume) e un aumento per i beni alimentari (+4,5% in valore e +3,8% in volume).
Prosegue la crescita dell’eCommerce
Nel contesto dell’emergenza sanitaria, insomma, il commercio va giù. Resistono solo alimentari ed eCommerce, nonché i discount. A dare il quadro della situazione è l’Istat, con queste parole:
«Il 2021 si apre con il protrarsi dell’emergenza sanitaria e, conseguentemente, delle limitazioni alle attività degli esercizi commerciali stabilite a livello regionale e nazionale. In questo contesto il comparto non alimentare continua a registrare un calo rilevante, mentre il settore alimentare si mantiene in crescita. Le imprese operanti su piccole superfici e gli esercizi specializzati risentono pesantemente del calo del settore non alimentare, mentre le vendite degli esercizi non specializzati della grande distribuzione risultano in aumento (+3,6%), trainate dai discount di alimentari (+14,1%), che confermano la tendenza positiva già registrata negli ultimi mesi del 2020. Prosegue, infine, la forte crescita del commercio elettronico».
L’unica forma distributiva che cresce (ormai da tempo) è infatti l’ecommerce che segna più 38,4% rispetto a gennaio 2020.
I beni non alimentari: tutto giù tranne elettrodomestici, informatica e tlc
Nel commercio dei beni non alimentari, gli unici che hanno un aumento di vendite nel confronto annuale sono elettrodomestici, radio, tv, dotazioni per l’informatica e le telecomunicazioni. Non a caso, verrebbe da dire, considerato che tutto si è spostato in casa, dal lavoro alla didattica scolastica a distanza all’intrattenimento.
Tutte le altre voci sono negative. E c’è un tracollo, su base annuale, di calzature, articoli da viaggio, abbigliamento, giochi e giocattoli. Vanno giù anche i prodotti farmaceutici, la profumeria e la cura della persona.
Fra i beni non alimentari ci sono cali per quasi tutti i gruppi di prodotti ad eccezione di elettrodomestici, radio, tv e registratori (+11,7%) e dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia (+9,9%). Le flessioni più marcate riguardano calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-36,4%) e abbigliamento e pellicceria (-33,0%).
I Consumatori: dati drammatici
Di fronte al crollo delle vendite, le associazioni dei consumatori ribadiscono la criticità della situazione. Per il Codacons i dati Istat sul commercio sono peggiori delle previsioni e il 2021 si apre «con una fortissima crisi dei consumi».
«I dati dell’Istat però – dice il presidente Codacons Carlo Rienzi – certificano anche come il Covid abbia influito sulle abitudini delle famiglie, che sempre più numerose guardano al prezzo per orientarsi nelle loro scelte: a gennaio si registra infatti un boom per i discount che, a fronte di un calo delle vendite del -1,5% per la grande distribuzione, registrano un incremento a due cifre pari al +14,1%. Il ricorso massiccio ai discount attesta il generale impoverimento delle famiglie, confermato proprio ieri dai dati Istat sulla povertà, e le profonde modifiche nei comportamenti degli italiani causate dal Covid».
Pure i saldi sono stati un flop, aggiunge l’Unione Nazionale Consumatori che parla di dati «fallimentari e drammatici».
«Anche se per la variazione congiunturale i dati sono destagionalizzati, ossia depurati della componente stagionale e degli effetti di calendario, è evidente il flop dei saldi, come riprova il confronto con gennaio 2020, basato su quelli grezzi: le vendite non alimentari segnano un tracollo del 15,5% – dice il presidente UNC Massimiliano Dona – Per non parlare del record negativo della calzature che registrano una caduta annua del 36,4%, mentre l’abbigliamento si colloca al secondo posto di questa non edificante classifica con una flessione del 33%. Peggio di così non si può».
Anche Federconsumatori mette in relazione i dati sul commercio con la crescita della povertà assoluta.
«Unico dato in controtendenza è quello relativo alle vendite online, che segnano una forte crescita del +38,4% confermando il radicarsi di un’abitudine che ha conosciuto un forte exploit dal periodo del lockdown – aggiunge Federconsumatori – In grave crisi gli esercizi di piccole dimensioni ed i negozi di vicinato che, dopo aver rivelato tutta la loro utilità in termini di servizio di prossimità durante e dopo il lockdown, ora rischiano di soccombere alla crisi in atto».