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UOVA: IN ITALIA SETTE AZIENDE HANNO RAGGIUNTO L’OBIETTIVO 100% SENZA GABBIE

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Secondo il report EggTrack 2020, a cura di CIWF, in Italia diverse aziende hanno fatto progressi verso le uova cage free. Tra queste ALDI, Barilla, Galbusera e Lidl. Altre non comunicano lo stato della loro transizione, tra cui Autogrill, Flunch e IN’s

Francesca Marras

Continuano i progressi di produttori e aziende alimentari nell’utilizzo di uova cage free al posto delle uova da galline allevate in gabbia. Secondo il nuovo report EggTrack 2020 di Compassion in World Farming (CIWF), su 210 aziende globali operanti in Europa, in Nord America e nel resto del mondo, 134 hanno fatto passi avanti (63%).

Cresce, inoltre, la richiesta di uova da galline non allevate in gabbia: dal 2016 ad oggi il numero di aziende che hanno un impegno globale sale da 5 a più di 37. Barilla, in particolare, è l’unica ad avere raggiunto già nel 2019 il proprio impegno globale a essere 100% cage free.

 

Uova cage free, la situazione in Italia

Secondo il nuovo report EggTrack, in Italia, su 28 aziende analizzate, sono 20 (71%) quelle che hanno comunicato i progressi fatti in relazione ai propri obiettivi.

In particolare, nel 2020 tre nuove aziende hanno comunicato di avere raggiunto l’obiettivo 100% senza gabbie in tutte le filiere di uova in guscio e ovoprodotti, portando il totale delle aziende italiane a sette, tra cui Barilla, Ferrero, Galbusera e Lidl Italia.

Quattro aziende hanno aggiornato e comunicato per la prima volta i progressi fatti: tra queste Chef Express e i produttori di uova Fattoria Roberti e Sabbatani.

Per quanto riguarda i supermercati operanti in Italia, solo cinque (ALDI, Bennet, Carrefour, Coop Italia e Lidl) hanno un impegno o una politica corrente a eliminare le gabbie non solo dalla filiera di uova fresche, ma anche da quella di prodotti a marchio che usano le uova come ingrediente.

Altre otto aziende non comunicano lo stato della loro transizione, tra cui Autogrill, Flunch e IN’s. Infine, quattro aziende (Balocco, CONAD, Paluani, e Sammontana) hanno superato la data prevista dal loro impegno e, al momento della valutazione, non hanno comunicato se effettivamente l’hanno raggiunto.

“Non è mai stato così chiaro che il futuro della produzione di uova, in Italia come nel resto del mondo, sarà senza gabbie – dichiara Elisa Bianco, responsabile del Settore Alimentare di CIWF in Italia. – Senza dubbio, è particolarmente degno di nota il fatto che le aziende continuino a fare progressi in questa direzione, nonostante le difficoltà portate dalla pandemia, ma purtroppo molto lavoro resta ancora da fare”.

CIWF: ristoranti e supermercati si impegnino per abbandonare le gabbie

“Le galline in gabbia sperimentano lo stesso tipo di sofferenza, indipendentemente dal modo in cui verrà utilizzato l’uovo che depongono – ha proseguito Elisa Bianco – ed è quindi importante che tutte le aziende, soprattutto quelle che utilizzano grandi volumi di ovoprodotti come le catene di bar e ristoranti e i supermercati, si impegnino maggiormente per abbandonare le gabbie da tutte le loro filiere.”

Secondo quanto emerso dal Rapporto, resta sempre ai margini l’attenzione nei confronti delle filiere dove l’uovo è usato come ingrediente; infatti, risulta particolarmente basso il numero di aziende della ristorazione impegnate ad abbandonare le gabbie. Inoltre risulta limitato anche il numero dei supermercati, il cui impegno si estende sia alle uova in guscio che ai prodotti a marchio come biscotti, prodotti da forno e pasta all’uovo.